CONTRO IL TERRORE
INDICE
CONTRO IL TERRORE – IL COLLEZIONISTA – IL CARTOMANTE – L’ENCICLOPEDISTA – LE QUATTRO STORIELLE TERRIBILI DEL MUGNAIO DI FRASCOGNE – CANTARE ALLA DIMANE

CONTRO IL TERRORE
Al signor Spavenio Tress, nostro amico defunto da tempo, capitò un giorno di trovare, in un vecchio baule abbandonato nella polverosa soffitta della sua abitazione di campagna, un libro sulla cui copertina logora e ricamata dai tarli si leggevano a stento delle lettere che messe insieme davano più o meno un nome o, forse, un cognome: E s p a r v e r . All’interno, ingiallite e mal ridotte, un paio di pagine soltanto. Il libro fu consegnato a noi dal buon amico nel giorno del suo centododicesimo compleanno. Riteneva che fosse appartenuto al nonno del suo terzo trisavolo; di quest’ultimo, ci ripeteva spesso, era rimasto nella famiglia un vivo ricordo, e soprattutto memoria d’un uomo di grande coraggio. Certamente era lui
l’ E s p a r v e r
autore di quelle superstiti pagine, che affidò a noi con mano tremante… Morì alcuni giorni dopo. Contemporaneamente alla sua dipartita ci giunse una lettera contenente, scritta di suo pugno, la composizione poetica dedicata all’antenato, cui lui tanto teneva e da noi riportata in fine di queste nostre righe. Vi è rappresentato a mo’ d’un archetipo pirandelliano, conscio del valore relativo dell’io contingente, dell’io che vive l’accidente storico. Lo rappresenta nell’atto di sgusciare lumache; di strappar dal guscio le limacce; cioè di rimuovere ansie, passioni, brame, desideri, spaventi e terrore, i limacciosi io che si attaccano alle illusioni della storicità, di cui lui, l’antenato, aveva svuotato cassetti e cassettoni, abbandonando all’azione purificatrice dell’aria e del vento il guscio vuoto, ripulito così della bava e dei suoni sgradevoli; non più attraversato da euforie o disforie. Eureka! guscio vuoto, finalmente eufonico!
Ed ecco, non datata, l'appassionata rievocazione.
IL COLLEZIONISTA
al mio Antenato
Il vento striscia famelico,
come una serpe digiuna…
Striscia sul pavimento
del Padiglione che s’erge
nel Grande Parco…
Là, le finestre hanno tutte
i vetri in frantumi!
Il collezionista dei gusci vuoti
aveva vuotato tutti i cassetti
del vecchio cassettone,
ché svuotato aveva la sua vita vacua
d’ ogni sentimentalità!
Così i gusci, sparpagliati
in mucchietti sul vecchio mattonato
e riempiti di vento,
presero a sibilare.
Gusci… di chiocciola,
di conchiglia, d’ostrica, di testuggine...
I sibili duellavano con i sibili
in una incessante
cacofonia di fischiate…
Il vento rappaciava così la sua fame!
Poi, un’energia nuova si manifestò,
un’aria fresca spirò
e una sinfonia, un’armonia di suoni
conquistò la scena!
Questo accadde, allora,
ai tempi del nonno
del mio terzo trisavolo che
collezionava quei gusci vuoti…
Ma ancora oggi, in quel Padiglione,
quando il vento passa attraverso
le miriadi di gusci,
questi prendono a sibilare
e i sibili duellano con i sibili
in una incessante sinfonia…
Ciò, più volte, mi sorprende nel sonno,
allorché m’ insogno nel ritratto
del nonno del mio terzo trisavolo…
Nessuno ormai di lui ricorda
più il nome ( l’ E S P A R V E R ? ),
ma ancora molti vocabolari
ne citano il nomignolo,
lo Sguscialumache.
Ritorniamo indietro, al libro mutilo.
Lo scritto dello Sguscialumache è stato da noi esaminato attentamente; una gran fatica su quelle residue pagine mangiucchiate dai tarli, macchiate di muffa e a stento leggibili! Siamo riusciti ad appurare che il libro voleva essere una rivincita sul terrore che si era impossessato dell’ E S P A R V E R disturbandone persino i sogni. Non abbiamo rinvenuto tracce di date, né sulla copertina né sulle pagine interne, ma possiamo immaginare che il personaggio sia vissuto in un tempo particolarmente spaventevole, in giorni di gran terrore. Il libro era stato dedicato al famoso umanista François Rabelais, del quale l’autore invocava la ridanciana verve come antidoto allo spavento. Sulle facciate superstiti le composizioni, che abbiamo riordinato al meglio nel tradurle dal francese, eliminando le rime da noi ritenute troppo seriose; le consegniamo alla vostra perspicace lettura.

IL CARTOMANTE
ovvero
la ciotola del sogno
Pierrot penzolava nel vuoto,
la calottina nera in testa,
i piccoli piedi oscillanti
lassù, nelle scarpine d’argento.
Penzolava nel vuoto
bianco vestito
di plenilunio!
Colavano le sue lacrime,
acquerelli di perle
sul grottesco ciglio
della pallida luna.
Orbo, là penzolava
a macerare, in penitenza.
Arlecchino, spettro disonesto
dall’astuzia tenace,
ballando un fandango
e scompigliando le tinte,
disputava ai corvi
quelle madide pupille.
Un fantastico Macareux,
girando intorno al suppliziato,
rifaceva il rabdomante
col pendolino;
poi, si precipitò a tirar
fuori dal forno un timballo
ripieno di maccheroni.
A tal punto una ruspa
sgretolò il sogno e i fantocci
e cancellò le lacrime di Pierrot
e i rutti di Macareux.
Al vecchio cartomante
caddero dalle mani i Tarocchi
e al suolo si sparpagliò
quel tomo perduto!
Tra le dormienti dita
gli rimase soltanto l’Arcano
Maggiore dell’Impiccato!
Scritta al chiaro di luna. Sotto la mia finestra pendeva da una lanterna un impiccato in camice bianco.
(Nota dei curatori - luogo e data illeggibili)

L’ENCICLOPEDISTA
I denti acuminati del Ranforinco,
il volatore del giurassico,
ricordo!
Ed ancora la rapacità
del Tirannosauro
dal cranio massiccio!
Enciclopedista convinto,
sfogliavo a quei tempi l’albo
dei dinosauri
e tale mi raffiguravo
il mondo intero.
I denti acuminati
del maestro di notte sognavo,
il cranio massiccio
del Direttore scolastico,
le zampe leste
d’un Ceratosauro,
erano quelle del bidello!
E poi dappertutto, in giro,
per le piazze, per le strade, sui campanili
e sui balconi
e alle finestre delle case,
il becco allarmante
della Gru Terrore!...

*

LE QUATTRO STORIELLE terribili DEL MUGNAIO
DI FRASCOGNE
La prima
L’alito dell’assassino
è nebbia che avvelena
le primule.
La bava del cane idrofobo
scorre nel torrente
carbonizzato.
Il vento sbatacchia
le camicie stese ad asciugare
e l’edera si rutica
ai pantaloni di Brighella,
che è costretto a saltare nel buio
indossando le mutande di Macareux.
In tutta questa storia
si salva solo una pulce
annidata tra le pingui natiche
d’un bue sofferente d’asma.
Un lampo equino
irrompe sulla scena! Delirio…

La seconda
Papa Bisonte I
s’era accoppiato in seconde nozze
con la papessa Giovanna Bisonte,
la coppia era parte della mandria
di sir Tommassino gran visconte
del bisontato di vattelappesca,
per questo motivo Papa Bisonte
e sua moglie facevano i porci
loro comodi, per cui il bisontato
era anche detto il porcile papale
ed il porcile papale
era chiamato la porcileria
del gran visconte di vattelappesca.
Di tante bufale narrate dalla storia
mai ci fu una bufala più burlesca
di Papa Bisonte I di vattelappesca.
Con tutto il rispetto per la papessa
e per le bufale d’essa papessa.

La terza
Il maestro di piano
aveva lavato, con acqua e sapone,
tante teste d’asino, ma questa volta
era contento;
il nuovo discepolo
blasonava il sibemolle,
come fosse un arpa angelica.
Quelle note attiravano
sciami di vespe e calabroni,
espertissimi di pungiglioni,
mentre sotterra le cipolle
versavano dorate lacrime
di commozione
e a latere l’aglio
fetide lacrime d’argento.
Nell’aria colavano note d’arsenico
e il trionfo di vecchi merletti.
Avvertenza - I versi in corsivo sono una nostra licenza, per colmare il vuoto lasciato dalla corruzione del tempo. Si è cercato di interpretare alla meglio il pensiero apotropaico del Nostro.
La quarta
Una due tre (è il cielo che parla) cornacchie,
ora le annaffio. - E munge una nuvola -.
Così sprechi il mio latte! – Si lamenta la nuvola –.
La cornacchia capofila, leccandosi il becco:
Mi sa di pipì di cervo volante!
La seconda cornacchia: No,
di coleottero alsaziano!
La terza cornacchia: Mettetevi d’accordo,
io non centro!
E intanto continua a piovere
acido urico e perossi-nitrito
sul camauro di papa Bisonte I.

*

CANTARE ALLA DIMANE
l’incontro:
Indovinello uno
Voga voga il barcaiolo,
tesse e intreccia il funaiolo…
Merlot sotto una mimosa
oggi incontra Mariarosa
che in preda a grande angoscia
pel terrore della stretta
si frega la destra e
la sinistra coscia;
Merlot prende invaghimento
e le fa una riverenza,
ma fallisce nell’intento
pel terror d’una spiata,
quindi a lei chiede licenza.
Poi in sé tutto raccolto
e di fuori disinvolto:
Assaggerò un'amarena,
ma stasera dopo cena.
Ritenterò poi, sotto un carrubo,
anche se non me n’ importa un tubo.

l’incontro:
Indovinello due
Ab ovo! Ab ovo!
Certo, certo che ci riprovo,
ex novo! Ex novo!
Dammi il portauovo,
ché ora ho il singhiozzo
ed anco il fiato mozzo.
Ho spavento di Singhiozzo,
ho terror di Fiato Mozzo!
Ci riproverò domani
col favor dei Castracani.
Ritenterò sotto il carrubo,
anche se non me n’ importa un tubo.
E’ ben che l’ ebetudine
sia anche fortitudine!

FRAMMENTI – L’albero della cornaggine (il carrubo?) mi incuteva forte spavento (… … … …)
risuonava lugubre nel vento (… … … … … … … … … … … … … … … … … … … … … …)
Il singhiozzo, glut glut, glut, mi terrorizzava (… … …) inghiottire (… … ) peggio (… … ) in (…)
(… …) gurgita (… … … … … … … … … …) sang (… … … … … … …) sang (… … … … … ...)
sepoltura (… …) sotter (ra … … …) per (… …) mesi indossai una gorgiera (… … … … … …)
singulti (… …) rigurgiti (… …) sangue (… … … … … …) esofago (… … …) dalla mozzatura (...)
sanguinante (… … …) poi il gorgoglio d’un sospiro doloroso (... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ...)
una scena mozzafiato, svenni (… … …) sang (... ... .... … … …) sang (… … … … … … ... ...)
in punta alla picca il capo mozzo san (… … … … … … … … … … … … … … … … … … … …)
sogni maculati di sangue (…… … … … … … … … … … … … … … … … … … ) nubi terrifiche!
( … … … … … … … … … … … … … … … … … … … … … … … … … … … … … … … … )
Alla fine mi strappai dal collo la gorgiera (… … … … …) una fragorosa risata (… … … … … … )
Respiravo (… … … … …) respiravo! (… … … … …) ero (… …) guarito? (… … … … … … … ...)

Nel rivisitare il testo malconcio, da questo libro annoso quasi nulla abbiamo appreso della vita dell’ E S P A R V E R. Sappiamo per certo che visse in un fosco periodo storico, nel quale malauguratamente imperversò il terrore. Sappiamo, dalle sue frammentarie confessioni, che ne rimase talmente impressionato da ammalarsi gravemente, al punto da indossare una gorgiera per proteggere il suo gargarozzo. Lasciamo a chi di dovere l’interpretazione psicanalitica del caso, anche perché i dati non ci sembrano sufficienti ed è bene che intervenga una scienza abilitata a brancolare nel buio.
A noi interessa, e non solo dal punto di vista letterario, la sorprendente scoperta che scaturisce da un testo così incerto. Ci è parso di capire, penetrando la nebulosità del frammentario, che, avvantaggiandosi anche della sofferenza che ebbe a travagliarlo, il nostro autore alla fine abbia sviluppato una mente sufficientemente speculativa, tanto da uscire, risanato, da una temperie storica oltremodo triste e sanguinosa. Da quei miseri frammenti risalta un gesto: mi strappai la gorgiera! Il buon E S P A R V E R riuscì quindi a vincere la paura, si disfece del terrore. Divenne un saggio! Un saggio tra la marea montante d’una umanità imbestialita. Comprese che il terrore, di qualunque gradazione, è un nonsense e che solamente una umanità insensata si abbandona al terrore: una fragorosa risata… respiravo… ero guarito…
L’insipienza dell’uomo, spiritualmente ottuso e cerebralmente esaltato, s’incammina per sghembe vie, verso subdoli fini… e… può sfociare nella ferocia e affatto nel terrore; oppure finire nella palude, nell’acqua stagnante… Anche questa è una situazione terrificante! La terricola lordura… che ammelma!
Allora, come uscirne? Apprendete dall’ E S P A R V E R. Guarite dalla stoltezza, dall’arroganza, non vi allontanate dal Vero, ripudiate l’errore! Il nostro personaggio utilizzò l’omeopatia, piccole dosi di nonsense, e non solo letterario, contro il terrore massificato che lo assediava. Una bestia feroce, che aggredisce, la si può neutralizzare, senza spaventarsi, con una puntura di spillo sul naso. Chi sparge il terrore è un insipiente, quindi un malvagio, tanto quanto chi si lascia trascinare dal terrore, e così aggiunge terrore a terrore, ed accresce il terrore.
Non vogliamo nemmeno trascurare la mente fatidica dell' Esparver, la sua veggenza. Basta rileggere la quarta delle storielle terribili; in essa v’è addirittura la previsione dell’inquinamento atmosferico, con l’alterazione dei fenomeni climatici; cose disastrose, fra le tante insalubri d'oggidì, da noialtri vissute. Fu egli turbato (innanzi tempo?) dal lancio nei cieli delle prime mongolfiere?
Siamo infinitamente grati all’amico dipartito, spirito allegro e gioioso, che ci lasciò in dono, con quello sbrendolo di libro, l’espediente riuscito al suo antenato; la ricetta risanatrice,il nonsense, contro chi attiva e specula sul terrore, contro il
NONSENSO DEL TERRORE.
N.B. - Tutte le illustrazioni sono nostra arbitraria produzione.
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MEDITATE SU QUESTE IMMAGINI ED EVITATE DI GIUBILARE
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Christ ! ô Christ, éternel voleur des énergies,
Dieu qui pour deux mille ans vouas à ta pâleur,
Cloués au sol, de honte et de céphalalgies,
Ou renversés, les fronts des femmes de douleur.
Juillet 1871 Arthur Rimbaud
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Papa:
"La Chiesa ha bisogno di questo momento straordinario,
non dico che è cosa buona, dico che ne ha bisogno".
Redazione ANSA – 9 dicembre 2015
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Tu regere imperio populos, Romane, memento
(hae tibi erunt artes), pacisque imponere morem,
parcere subiectis et debellare superbos.
VIRGILIO

Valet ima summis
Mutare et insignem attenuat Deus,
Obscura promens; hinc apicem rapax
Fortuna cum stridore acuto
Sustulit, hic posuisse gaudet.
ORAZIO

