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vol. I

                        

 

 

CRONACHE dal VILLAGGIO GLOBALE

 

s a t u r a e

 

 

VOLUMEN  I

 

 

 soltanto il passato continua a splendere, come talvolta sul mare le navi trascinano dietro di sé una strada luminosa

                                                                                                                   Jean Paul

 

I N D I C E 

 

VILLAGGI - PLASTIC BOTTLE - SUPERBIA VANA - UNO STRAPPO NELLA RETE?  - TRAFFICO...IN CITTA'! - SULLA CARROZZABILE - AFORISMI - "attenti a... - il BRINDISI DELLO SBALLO - NEW YORK!...NEW YORK! -il grido (d'aiuto) della gavina - QUANDO PIANSE IL CORMORANO - LO SCUDO D'ESMERALDA - E S T A T E - CLIMATOLOGIA - il pensiero dei Saggi - IDOLATRIE -

 

 

 

 

VILLAGGI

dal neolitico ad oggi

(Fantasticheria pessimistica)

 

 

                              ...e di tutto il globo terraqueo

                              hanno fatto un solo villaggio;

                              lo chiamano il Villaggio globale

                              e per essi ai Lucrii è consacrato.                                  

                                           

 

   Svettavano nel cielo,

era esuberante la terra

e tersa, luminosa l’aria,

svettavano adorni e fioriti

i fastigi delle capanne!

D'amigdale, d'asce di pietra

gettava dalle salde mani

la tornita foggia;

donne in bianche tuniche

e le chiome infiorate

attingevano alle vive fonti;

tra erbose sponde

correva verde un rivo.

Fanciulli seminudi

ruzzavano in quell’acque,

acque gelide, chiare…

 

   Belle erano le feste

nel villaggio d’allora,

feste di caccia e d’idromele

e serene le notti

albeggianti alle stelle!

Quella remota età

oggi schedano “neolitico”

i geologi edotti,

eppur sedean tra l'antiche genti  

gli avi nostri ed i loro!

 

   A che scopo parlarne? A cosa giova?

Oh! donde nasce tal fantasticare

ovver per meglio dir farneticare?

 

   Nelle bacheche dei musei

asce vedrai e cuspidi

e raschini di pietra;

reperti, annotano, d’età lontane…

E invan richiameresti

sull’attempata Terra

quei vigorosi giorni,

di fonti primigenie

il canto arcano,

ché tace qui la Musa ispiratrice

al vanir delle immagini ancestrali.

 

               *      *      *

 

   Si erge in alti strapiombi

la cima dei loro sterili

torrazzi…I grattacieli!

L’aria è annebbiata, torbida…

 

   Ignora ormai le stelle,

gl’incanti della luna,

sbandiera corruschi artifici

la notte del Villaggio.

Han rivoltato i cieli!

D’un artefatto giorno

fa spicco nel suo sfarzo,

di tenebre folleggia

il VILLAGGIO GLOBALE!

 

 

 

 

 

PLASTIC BOTTLE

 

 

 Quand’ero ragazzo l’acqua

mi sgorgava tra le dita,

bevevo, bevevo a giumelle.

Bevevo, quand’ero ragazzo,

alle fresche sorgenti!

Oh! chi disdegna bere alla sorgente?

Non certo la ladruncola,

la gazza, o il pettirosso

tanto schivo. Ricordo

un somarello così saggio

che tutto risaliva il rivo

per bere su, alla fonte!

Oh! chi disdegna bere alla sorgente?

Non certo il lupo

o il timido agnellino;

ricordate la favola di Fedro?

Non certo il pastore

e la sua greggia né la mandria

disdegna la sorgente.

Ohe, dove s’è nascosta

la mia fonte? Cercatela,

cercatela, vi prego!

  

 *       *       *

 

   “Futile impresa!” - insinua l’usuraio -

“Vedi questa plastic bottle?

Posso, sappilo, empirla

ad ogni terrestre sorgiva!

Raccolta su questi banchi

c’è l’acqua del mondo,

of the whole round world.

Di  tutti alla portata,

toh, l'acqua dell’Artico!

Senza fatica, con modica

spesa, ve', ripari alla sete!” 

 

   Nelle torride stagioni,

stremate ormai le fonti

e cementati i rivi,

acqua in conserva centelliniamo

sui banchi dei Supermarket.

La sete di “Global Village”

a suo profitto esige

l’usura imbaldanzita,

che smercia in plastic bottle

persino il ghiaccio fuso

delle antartiche sponde!

 

 

 

 

 

SUPERBIA VANA

 

 

   Uomo, ahi te, aptero che,

malgrado la mongolfiera

ed ogni sorta d’aeromobile,

pareggi l’ispido apro!

 

   Tu, tal quale un fantoccio

tradotto da una pista all'altra

dell'una o l'altra terra,

orma breve fra le nuvole      

nel rapidissimo volo

dell’aereo supersonico!

 

   Sulla pista di rullaggio

e in viaggio ancor, della cabina

affibbiato al sedile

obbligato supporto,

tu, misero aggeggio di cute

e tendini su ala di metallo,

dal suolo non avanzi d’un saltello.

 

   Almen ti rodesse l’invidia,

e non sarebbe un male,

quando le vette scruta

dalle cerule vastità

l’occhio attento dell’aquila,

d’impacci libera,

nell’aria levati

gli artigli piumati.

 

   Eppure età fu,

uomo, mirabile!

In te, allor, Genio destavi     

che con poderosa ala

ai superni cieli volava,

più di grifagna piuma.

 

 

 

 

Uno strappo nella Rete?

 

 

   Il XX secolo è stato il secolo dei dittatori, questo XXI, che si delinea volgarissimo fra tutti i precedenti, ha aperto l’era dei twitt-atori. Quelli erano meno, questi ultimi sono più numerosi; il che sta a significare che la serie dei narcisisti e dei vanitosi è sempre più in aumento. Sorge il sospetto che se oggi Nerone fosse tra i viventi, e nel massimo della sua gloria, anche lui twitterebbe accompagnandosi con la cetra. 

   Il computer è un giocattolo, un trastullo, ma erudito. Anzi eruditissimo! Abbraccia lo scibile dell’intero globo terracqueo.  Un vero gingillo!

   Il computer è il cingolo che aggancia il singolo cervello a tutti gli altri, trapassati e presenti. Il computer è il sacro cordiglio che cinge le membrane cerebrali degli internauti e li muove al futuribile, plasmando così anche il cerebralismo del futuro.

   Nel ciberspazio, dove le distanze spaziali e temporali svaniscono, i cerebri galleggiano come in un acquario, in una sorta di liquido amniotico, ove insorge un’estasi prenatale che trasporta, direttamente e senza interruzione, il nauta in un nirvanico al di là.

 Questo ritrovato del Villaggio Globale risolve ogni problema religioso, teologico, filosofico, cosmologico, perché il computer è il cingolo che allaccia direttamente il prenatale, e senza soluzione di continuità, all’oltretomba. In breve, un acquisto d'immortalità! Soltanto un'immortalità informatica? O anche un'immortalità virtuale?

  Inoltre non si deve tralasciare che in tale cincinnulus trova piena attuazione il mellifluo cosmopolitismo filantropico,  perché con esso si realizza la vera democrazia, quella digitale; e, così, dei cervelli "politici" si fan tanti sommi sacerdoti, cioè degli intoccabili, e della “democraticità” un dogma santo, intangibile, giacché, attraverso la celebrazione delle sue libertà proclamate universali, si finisce ben col catturare infallibilmente nella Rete i cervelli bourgeoises e l'infinita schiera dei chierici in ciabatta.

 Rete: arnese di filo o fune fatto a maglia per pigliare uccelli, pesci, animali selvatici, ghiozzi, oche e gonzi.

  Il paradiso cristiano, quello coranico, la beatitudine del nirvana, i pagani elisi, tutto è superato nell’universa dilettanza (dilettantismo! ovvero uno smarrito, infinito cinguettio...) instauratasi con la democrazia digitale. 

  Abbattuti i dittatori, quei dilettanti dell’egotismo, possiamo compiacerci di vivere nell’epoca dei twitt-atori, cultori dell’egocentrismo globalizzato, che accomuna ogni singolo cervello a tutti e a  tutto il fermento cerebrale del Pianeta definitivamente imbrigliato nella Rete? Della qual Rete tiene ben stretto il cappio, o se v'aggrada il laccio, il Padrone del mondo, detto eufemisticamente il Grande Fratello.

 

 

  

 U O M O    S V E G L I A T I

 

 

 

 

THE MAGICIAN, l’illusionista statunitense e ipnotizzatore del GOV, attraverso la rete genera il sonno ed elabora i sogni e le illusioni dei globalizzati LOTHAR, i suoi asserviti (irretiti) dal nome altisonante, dalla cervice svuotata e tutti neri, cosiffatti per il duro travaglio (fatiche ed affanni).

 

 

U O M O   S V E G L I A T I

 

 

 

 

TRAFFICO... IN CITTÀ!

   

 

   Passano le auto, vermiglie

come la lava dei vulcani,

nere come nere pantere,

ruggenti come i leoni d’Africa…

Cornetti e santini al volante;

con gli amuleti, anche il rosario

sul parabrezza...L’operaio,

il giornalista, il medico,

l’onorevole, l’avvocato…

E quanta fretta il mercante!

Eh, guarda! Chi si vede?

Il conformista, pavido borghese

con la faccia del CHE' sulla t-shirt...

Toh, la suora di carità

e il prete pregno e stufo

di litanie e d’incensi!

Rapidissime come il fato

vanno, volan, filano via…

Un aiuto, sorella...

e tu, fratello!... Fratello…un aiuto!

Là, all’angolo della strada,

uno sguardo chino, dolente;

là, all’angolo della strada,

una mano è tesa…ed invano!

 

 

 

SULLA CARROZZABILE

 

 

   Sfreccian le auto…Uh! qual  fero

sfavillante saettare!

Sfreccian, son mille e mille,

a misurarsi arcigne col vento…

Smaglianti di verniciatura,

ih quel duro belletto!

Tinte metallizzate

e il fasto delle trombe

e il rombo dei motori!

Nell’aria impura

si respira a fatica;

sfreccian con furia le auto,

con violenti colori

frangono lo smalto dei prati…      

 

   Poi di botto… uno schianto!

Sulla carrozzabile,

la giubba imbevuta di sangue,

giace un giovin soldato

a fianco del suo genitore,

dal pugno schiuso del canuto

fattore scivolò la falce…

Là!...Non sull’asfodillo,

non sull’erba riversi,

ma sulla bruna coltre dell’asfalto!  

E sfrecciano, sfrecciano...

Ostili Parche soffocano

nel sangue l’atroce agonia…

Ohi carrozzabile, fosco sudario,

bellica trincea che trasuda

quest'oggi e melma e sangue!

 

   Se ne occuperà l’ambulanza

ed il pronto soccorso,

l’autorità giudiziaria

e alla fine una esse pi a

di pompe funebri.

 

 

 

 

a f o r i s m i 

 

 

    Se il cosiddetto “progresso” fosse un optimum, gli uomini tutti dovrebbero esserne soddisfatti e invece pare che procuri loro continue inquietudini, paure e tanta angoscia.

 

 Lalta velocità segna questo nostro tempo. Annulla le distanze, e non solo nell’accezione geografica.  Fa venir meno infatti il rispetto per la varietà che implica differenza.

 

 Si costruiscono troppe strade e viadotti. Si dedica ogni sforzo alla viabilità per il traffico automobilistico. Ma c’è più nessuno in grado di progettare, costruire ed indicare una strada, atta al cammino dell’Uomo?

 

 

 Lprivacy imposta per legge! Un modo per spiare attraverso il buco della serratura? Forse;  ma anche un espediente per saper tutto di tutti; in sintesi, la oculo de la mondo.  E' cosa giusta che il Villaggio globale continuamente riceva informazioni e notizie da ogni Distrikto e nel modo voluto e opportunamente prescritto (demokrate, ke estas arbitre) dallo S T A B O, l' High Command, che a sua volta  dev'essere sempre a conoscenza di tutto e puntualmente informato su tutto e su tutti!

 

 

 Questi uomini d’oggi che pretendono di essere sempre ascoltati e soddisfatti di continuo! Mai ritengono doveroso ascoltare anche le ragioni altrui né di assecondare, quando occorre ed è giusto; tanto meno di piegarsi alla necessità.

 

 Gli uomini per sentirsi veramente liberi dovrebbero spalancare le porte delle loro dimore e custodirle aperte, notte e giorno, senza timore. Vantaggi: scomparirebbe la categoria degli scassinatori e i ladri e gli svaligiatori, individui per lo più paurosi, rimarrebbero del tutto scoraggiati. Ma tanto richiede che ogni uomo divenga il buon custode di sé. Una chimera?

   Accidenti!... Non siamo dunque, stretti in fraterna unione, nel Villaggio globale? E queste ultime espressioni le rendiamo, ad uso degli extraterrestri, anche in lingua aliena:

 

 Malbenitaj!... Ni ne estas, do, en mallarĝaj frata unio, en la Tutmonda Vilagxo!

 

                        

 

                        

 

                        

 

 BRINDISI DELLO SBALLO 

 

 

   “Tra gli psichedelici artifici 

dei sabba, nelle notti visionarie,

con la morte bianca in agguato,

consumiamo la vita

nelle sindromi di astinenza.

Una tal ghenga di clerici sfatti

da onanismi senza posa!

Beghine dei tanghi alcolici,

ingoiamo i long drink dello sballo;

d’insistenti feroci talk-show

subiamo i sincopati abbagli,

le cerebrali vertigini,

sballottati sullo squallido set

di tanta vaneggiante storia.

Schiavi o vittime (?) della yakuza

e d‘ogn’ingorda vorace mafia,

siamo la underclass del ricco Occidente

e sventoliamo in faccia ai benpensanti

la viacard per le nostre autostrade

di fedelissimi drunkard.

Comuni dandy del kitsch,

seguaci dei punk e del rock,

tristi, cupi nel sole,

ma a nostro agio sotto i daylight

o le lampade verdi dei day-hospital,

siamo gli "eroi" dei dark movie.

Consumiamo i nostri lunch negli orinatoi,

viviamo in flash back mentali i nostri flirt,

le ambigue, le angosciose

relazioni sentimentali.

Nulla sappiamo della Merchant Bank;

unico nostro marketing

è la polvere bianca

ai mercati globali della mattanza.

E questa nostra vita?

Un movie on the road

con  sottofondo di muzak!…”

 

                 *     *     *

 

   Poi, ci fu la suspense

Chiesi di lui alle tavole calde,

ai takeaway,

ai tanti clochard del Villaggio…

Mi dissero ch’era crepato

in una malinconica sera

su una panchina

del Gran Parco delle Rose,

sotto un flash di luna piena

dopo l’ultimo drink,

vegliato dal suo cane.

 

 

                        

 

 

Il grido (d’aiuto) della gavina

 

  

Un dì sfioravo col mio volo l’onda

ed il rostro immergendo

nella cilestre spuma

ammiravo il corallo in fondo al mare.

Isteriliti i flutti,

le acque e le spiagge depredate

dall’avida ingordigia degli umani,   

delle battane e dei bragozzi

abbandonai la scia.

Ora tra queste orrende

scogliere di cemento,

ove s’annida lo scempiato sciame,

affondo il volo e per placar la fame

di guaste cibarie faccio provvista.

 

   E tu, Signor dell’onde,

l’empio saccheggiator castiga,

restituisci all’ala

della gavina il mare!

 

 

QUANDO PIANSE

IL CORMORANO

 

 

 

   Ah, il cormorano! Il cormorano

fu tradito dal suo mare!

 

Un viavai di petroliere

lunghe scie di nero liquame…

E il cormorano? Ah! il cormorano…

 

   Tra i Santuari della pace

s'ergono gli arsenali nucleari,

ma ci assicura il Gran Mercante:

 “Mai più la guerra ci sarà!

Piccole battaglie soltanto:

un fulmineo…assalto di qua

e qualche baruffa di là…”

Le guerricciole al contagocce

non faran paura né danno;

infin le bombe intelligenti

decideranno la missione.

Ah, il cormorano! il cormorano

fu tradito dal suo mare!

 

   O corifei della tecnologia,

or, spinto il mercato globale

a spiar del ciel le risorse,

di navicelle gremite lo spazio

e il mercato sarà spaziale!

Con un cielo colmo di merci,

avviato ai viaggi e ai commerci,

anche iddio farà lo speziale.

L’usura dilania il pianeta?

Suvvia, non dovete allarmarvi!

Agli astri agganciata la Terra

s'espande il confin da sfruttare,

per consumare il pasto immane

soccorrono bibliche settimane...

Ah, il cormorano! il cormorano

fu tradito dal suo mare!

 

   Distruggiamo boschi e foreste,

su, spianiamo colli e montagne,

sempre in moto le betoniere

erigiamo torri, ed a schiere!

Livido ed untuoso,

bituminoso è il mare?

In piscina, sui grattacieli!

 

   Ahi, cormorano! ahi, cormorano,

vola via dal tristo mare!

 

 

                        

LO SCUDO 

      D' ESMERALDA       

 

     

In un’isoletta delle Seychelles vive

la  creatura più longeva del Pianeta:

la tartaruga Esmeralda…

 

       

Se, come l’Esmeralda,

contassi duecent’anni,

in tempra di testuggine marina

me ne starei al sol, delle Seychelles

su inabitata spiaggia,

allo schiaffo dell’onde

offrendo e alle blandizie

della salina spuma,

intemerato scudo,

il vecchio carapace.

 

   Riparerei nell’ombra all’ora calda,

lento il collo allungando tra le frasche,

mentre in alto si staglia,

di torrido cobalto nella sfera,

la portentosa fronda della palma.

Tal, non mi cruccerei dell’avarizia,

non più timorosa, furtiva

ma sfrontata e superba,

che viscide e vischiose ogn’ora tende

le reti della frode e dei mercati.

 

   Fumosità nel vento,

tal nostalgia dilegua

or ch’un dotto mercante,

Gran Maestro d’usura,

mi loda un certo oggetto:

“Il mio portafortuna,

efficace davvero!

Da scudo di  testudo

cavai quest’amuleto.”

 

et fecimus aspida mercem,

verseggiava un tempo Lucano.

 

 

 

 

 

ESTATE  al Villaggio  GLO

 

 

    Sulle pagine sveglie

di questa estate

lasceranno i fiori i loro profumi,

le rondini i loro gridi di gioia?

 

   Il sole, caldissimo,

e i torbidi acquazzoni

passioni di foreste equatoriali?

 

   Il luridume

e il fetor dei vicoli…

Tristezza di favelas brasiliane!

 

 

 

   CLIMATOLOGIA

 STATISTICHE & MERCATI

 

   Un Vip della climatologia,

a fini obliqui negromante,

ha mutato la notte

di mezza estate

in questa strania notte autunnale.

Nelle strade sentor di burrasca,

pungente soffia il maestrale…

I giardini inzuppati d’acqua

esalano marcio di piova!

Una civetta, timorosa

e ignara di che fare,

si figura l’insidia ed esitante

spiega il volo, un inàne

volo brumale. Eh via, al nuovo dì, 

nella caldana, un sole d’estate  

sbugiarderà il negromante! 

Ma…riecco la pioggia...

E il dì seguente, a mezzodì,

giù acqua a catinelle…

Per il resto della giornata

un cielo bigio, un triste cielo,

una giornata densa d’autunni!

Alla dimane?...Sarà verno e…state

 

   Magnati e negromanti

non taccion le fiere ambizioni, 

lor pretese e lor vanità.

Statistiche alla mano,

si predisponga il clima

alle loro intenzioni!

Ma, in borsa o sui mercati,  

sia che piova a dirotto

sia divampi il bollore,

nulla osti alla fortuna,

nulla manchi al successo!

Sì! Occorre a costoro 

indenne ed immutato,

d’intesa con il tempo

o se giova in contesa,

mantenere il prestigio.

 

 

Ma, per buona sorte, c’era nel Villaggio Globale ancora qualche ragguardevole Saggio che diceva la sua...

 

 

 

 

 “La maggior parte degli uomini oggi vivono in città, o almeno svolgono in città il proprio lavoro. Nella loro vita quotidiana essi hanno a che fare e hanno imparato a trattare quasi esclusivamente con oggetti inanimati, e soprattutto fabbricati dall’uomo stesso. Essi hanno disimparato ad avere rapporti con altri esseri viventi. Perciò quando vengono a contatto con essi li trattano con miopia quasi incredibile, distruggendo le proprie fonti di vita. Poiché tutto ciò con cui gli uomini vengono quotidianamente a contatto e che essi considerano reale è stato <fabbricato>  dall’uomo, essi ritengono che si possa <fabbricare> tutto. Forse non si sono mai resi conto (o l’hanno rimosso) del fatto che la materia vivente, una volta distrutta, non si può <far rivivere>.” …   …   …

 

  “La dislocazione del senso della realtà da cui è affetto l’uomo moderno, abituato a vivere nelle città, a causa del contatto esclusivo con oggetti inanimati e fabbricati dall’uomo colpisce purtroppo nella sua forma più acuta gli uomini in posizione di potere, che dovrebbero essere responsabili delle sorti dell’umanità. Costoro considerano reali soltanto due cose, sulle quali agiscono e che a loro volta li influenzano. Due cose alle quali essi sono costretti a pensare in continuazione: il denaro e il potere. Il denaro è assai facilmente quantificabile. Con il denaro si fanno calcoli a meraviglia, e le valute si possono manipolare. Come stupirsi che gli ecologi siano considerati dei <sognatori nostalgici> quando ammoniscono che l’oro e il denaro sono soltanto dei simboli e che le materie prime necessarie alla vita, come l’aria pura e l’acqua non inquinata, presto non si potranno più acquistare neppure per tutto l’oro del mondo?” …   …   …   K.Lorenz              

 

 

 

 

I D O L A T R I E

 

 

 Danaro, giovanotto?

Si muti in fango piuttosto,

giacché di più non è pregiato se non

da chi adora iddii sordidi.

                                 Shakespeare

 

…ut gaudet insitiva decerpens pira

certantem et uvam purpurae,

qua muneretur te, Priape…

                             Q.Orazio Flacco

 

 

 

   Dei Padri offuscato il ricordo,

 perdute le antiche virtù,

irriso il valore,

negletti gli eroi

dei leggendari canti,

chi scorge più nei cieli

i  nunci divini?  

 

                 *   *   *

 

   Sterili memorie nel grembo

abusato di Tellure,

finti giardini

non irrigati di lutto

per i vesperi delle Adonie,

ma tristi vivai di odio.

Cura d’ogn’istante

sull’ uni versa Terra,

tra le calche del mondo 

supremo dei fini, il denaro!

Ad esso i templi e monetali altari.  

O le priapee arcaiche!...  

L’umile agreste culto

mai traviò le genti

più di questa moderna devozione.  

Idolatria della valuta,

carta, carta moneta                       

sfuggente tropo

d’un fantasmagorico

illudente demone!

La furiale mania

al crimine fa strada

e le genti disfrena;   

cinica, abietta U S U R A,

che dispotica ostenti

il perverso talento,

svuoti l’umana vita,

mercimonio fai della morte!

 

               *   *   *

 

   E Priapo, invece?

Quel trave di fico   

rozzamente intagliato,

conficcato nei campi

a presidio del limite!

L’appagava un grappolo d’uva

o qualche pera insitata

dalla mano di Flacco.    

 

 

 

 

 UN DETTO INFERNALE

 

 

 

 

IL TEMPO E' DENARO

TEMPS EST ARGENT

EL TIEMPO ES DINERO

TIME IS MONEY

TEMPO ESTAS MONO

                         

 

 UN AUREO FRAMMENTO

 

 

IL TEMPO E' UN FANCIULLO CHE GIOCA CON I DADI

 

AION

 

IL REGNO DEL FANCIULLO

 

                                                                                              Eraclito, fr.