vol. II
CRONACHE dal VILLAGGIO GLOBALE
s a t u r a e
VOLUMEN II
Ti voglio rivelare un altro segreto.
Tutto il tuo passato non è che una nascita...
Saint-Exupéry
I N D I C E
VILLAGGI - SULL'AUTENTICA GIOIA - PRAEFATIO - TUTTI GLI ALTRI ANIMAI... - L'ORSA E IL CIGNO - ALLE PERSONE DESTE I - POESIA NUOVA - ALLE PERSONE DESTE II - MESSINSCENA E PIAZZATA - MA VAL BENE... - ALLE PERSONE DESTE III - DI GRAN CARRIERA - IMPOSSESSARSI DEL FUTURO -ALLE PERSONE DESTE IV - URLANTE OSCURITA' - TERRORE/FOLLIA - CITTADINO GIORGIÓ, BEVI UN... - I COMICI ANTICHI etc. - IL MERCANTE DI SCIMMIE - IL NOVELLINO DUGENTESCO CONTINUA - IL VENDITORE DI FUMO - IL GABBAMONDO - IL CHIAPPANUVOLE

VILLAGGI
dal neolitico ad oggi
(Fantasticheria ottimistica)
...a propria volta risarcire
deve la selvaggina
il vecchio cacciatore
del tempo perso a tender l'agguato!
Baudelaire
Ritocco la stanca pupilla
nell’oro rosso del tramonto;
di un bel tramonto che s’ingioiella.
Ristoro lo sguardo nel giallo vivo
delle sue nubi … Una prateria
fiorita di croco, l’occaso!
Sulla valle, zampilli di zafferano.
Scema il frinire delle cicale,
insorge il coro dei grilli;
nell’aria odore di grill-room …
Nel Villaggio Globale i tramonti
profumano d’arrosto!...
Qui il lettore ghigna e ridacchia:
“Eccolo il meschino, maldicente
poeta, malato di stolta ironia!”
Gradisco il rimprovero,
lo accetto e senza acrimonia.
O lettore, mi hai prevenuto!
Stavo appunto per dirti
che già nel remoto neolitico
o, se vuoi, nel paleolitico,
nulla di diverso avveniva,
perché gli uomini, di ritorno
dalle cacce, pur a quei tempi,
nei modesti villaggi ai tramonti
arrostivan la preda … sugli aguzzi
spiedi di frassino !

SULL’AUTENTICA GIOIA, SCINTILLA DIVINA, E IL FARSI “DIVERTIRE”
Settimana dura, festa gaia.
Goethe
L’etologo Konrad Lorenz cerca di mettere bene in guardia i suoi contemporanei sul pericolo dell’ATROFIZZAZIONE DEI CARATTERI SPECIFICATAMENTE UMANI DELL’UOMO che rischia di portare al declino il genere umano. Leggete con attenzione queste sue righe e non lasciatevi “divertire” dai talk show televisivi, soprattutto quelli di carattere politico tendenti all’addomesticamento; fate attenzione, poi, alle addestratrici, in specie se eccessivamente loquaci e sapientone …
"Quando una formazione sociale abbraccia un numero d’individui troppo elevato è inevitabile che essa, con il crescere delle sue dimensioni, assuma un carattere sempre più totalitario, anche se si definisce democrazia. Le leggi che governano tale processo sono le leggi della tecnocrazia, non quelle delle diverse ideologie politiche. Nelle democrazie come nelle dittature il potere su un numero crescente d’individui è riunito nelle mani di un numero sempre più ridotto d’individui in posizioni di potere.
…. …. ….
Tutti i sistemi di governo attualmente esistenti, indipendentemente dalle rispettive confessioni ideologiche, tendono a trascurare la personalità individuale. Quanto maggiori sono le dimensioni dello Stato, tanto meno sono desiderate l’indipendenza di pensiero e l’autonoma capacità di decisione dell’individuo.
…. …. ….
L’uomo autonomo, che non è disposto a rinunciare alla propria individualità, né ai suoi diritti fondamentali, non è amato nei grandi Stati, né dall’autorità, né dall’opinione pubblica. Quest’ultima detta per filo e per segno che cosa si può e che cosa non si può fare, e chi si comporta diversamente è perlomeno sospetto, se non è considerato addirittura un anormale.
… …. ….
I detentori del potere dei grandi sistemi statali si danno molto da fare per creare specifici metodi di addomesticamento.
…. …. ….
La crescente intolleranza per le cose spiacevoli propria dell’uomo moderno (così detto civile) sta trasformando gli alti e i bassi della vita, che esistono per legge di natura, in una grigia uniformità senza contrasti, artificiosamente piatta e noiosa. Essa diffonde attorno a sé la noia e genera appunto per questo il gran bisogno che molta gente ha di divertirsi. Il bisogno di farsi “divertire” da qualcosa è sintomo di uno stato d’animo assai meschino. Quando mi viene voglia di leggere un giallo o di accendere la televisione, vuol dire che sono stanco o svogliato, per una qualsiasi ragione, che non sono in grado di fare nulla di più intelligente. Lasciarsi divertire passivamente è l’esatto contrario di quel gioco che è la quinta essenza di ogni attività creativa, senza la quale non esiste vera natura umana."
K.Lorenz

P R A E F A T I O
Parricidio, fratricidio, uxoricidio, infanticidio…
Crimini efferati e frequenti nella società umana, in ogni tempo storico e regime politico.
Usanze dettate da esigenti leggi di selezione naturale, quindi sporadicamente presenti nel mondo vegetale e animale (però il "parricidio" mai; l' "uxoricidio" solo tra alcune specie d'insetti) e connesse alla inseminazione (spora, sperma, ecc.) e sempre volte ad una sana natalità; cioè alla sopravvivenza dell’esemplare più valido, in grado di affrontare le difficoltà e la fatica dell’esistenza.

Tutti gli altri animai che sono in terra,
o che vivon quieti e stanno in pace,
o se vengono a rissa e si fan guerra,
alla femina il maschio non la face:
l’orsa con l’orso al bosco sicura erra,
la leonessa appresso il leon giace;
col lupo vive la lupa sicura,
né la iuvenca ha del torel paura.
Ch’abominevol peste, che Megera
è venuta a turbar gli umani petti?
che si sente il marito e la mogliera
sempre garrir d’ingiuriosi detti,
stracciar la faccia e far livida e nera,
bagnar di pianto i geniali letti;
e non di pianto sol, ma alcuna volta
di sangue gli ha bagnati l’ira stolta.
Parmi non sol gran mal, ma che l’uom faccia
contra natura e sia di Dio ribello,
che s’induce a percuotere la faccia
di bella donna, o romperle un capello:
ma chi le dà veneno, o chi le caccia
l’alma del corpo con laccio o coltello,
ch’uomo sia quel non crederò in eterno,
ma in vista umana uno spirto de l’inferno.
Ariosto, Orlando Furioso, Canto V
Nella mente del lettore di queste ottave dell'Ariosto, cessa d'un colpo l'isterica bagarre, l'artificioso trambusto sul fenomeno del femminicidio (sic!) che si è acuito sui mass media con l'inizio di questo XXI secolo. Le isterie collettive, artatamente indotte, accentuano i dissidi, disunione e discordia. Le leggi son, vi si ponga mano.
Per il lettore perspicace non occorre altro commento.

L’ORSA E IL CIGNO
Non pedante animalista,
né un cronista sentenzioso,
voglio pensare e parlare
in maniera semplice.
Dimentico le feroci squadriglie,
i mitraglieri e i bombardieri
e mi rivolgo a voi,
o zelanti fratelli,
esportatori pacifici
della merce democratica,
e a voi melliflui pedagoghi
e pacieri bigotti.
Si, senza smanie animaliste,
e in nome dei rari Cacciatori,
mi chiedo: perché uccidere
l’orsa che trepida proteggeva
i suoi cuccioli inermi?
Perché ammazzar l’albo
fregio delle acque, il cigno,
intento a difendere il nido?
Sventura vuol più non s'elegga
a modello il costume avito.
Vige discordia; più non si coltiva
l’amore coniugale,
la cura della prole.
La cieca ostinatezza vi devia:
Alle mascherate indegne!
E, in scena, la menzogna.
Le Orse del cielo avete offeso
ed il brillante Cigno.
Sfregiando antichi,
venerati simboli,
voi disboscate il Cosmo,
l’Anima del mondo colpite.

ALLE PERSONE DESTE
Il dingo, l’uomo e il topo odiano la natura. Non si capisce bene perché!
Nelle grandi praterie americane correvano da secoli alla impazzata quaranta milioni di bisonti, e l’erba continuava ad essere verde. Sono bastati pochi “cacciatori” bianchi per ridurre rapidamente quelle praterie a deserti.
Intelligenza dell’uomo, o demone della distruzione scatenato?
°°°°
Goffe caricature di uomini, che saccentemente guidano il pianeta in questa folle corsa verso il nulla, annunciano periodicamente vittorie e domini sulla natura e sulla materia, e, oltre ogni limite, mirabolanti scalate ai cieli.
È tale la loro stupidità, che non gli sfiora neppure il pensiero, che ognuno di quei casermoni anonimi e antiestetici nei suburbi delle grandi città è un fatto naturale e materiale, anche se di mondi desertici e melanconici.
Si ripete curiosamente, a distanza di millenni, la storia della torre di Babele; quasi che il cielo si possa conquistare sprofondandosi, giorno per giorno, nella terra.
°°°°
L’ultimo uomo ha fatto la caricatura di tutto.
Una cosa solo non è riuscito a mimare: il silenzio.
Il silenzio è quel momento atemporale che trasforma il caos in cosmo. E solamente le creature del regno della Natura e, sopra di esse, l’Uomo, possono evocarlo, capirlo e formare in esso la creazione.
Questo è il motivo per cui il mondo è un concerto stonato e assordante di suoni disarmonici.
Tu, se vuoi conoscere il silenzio, vattene in una radura, o in cima a un colle, a mezzanotte, oppure nell’ora sacra al dio Pan, mezzodì, e ascoltalo.
Ma dentro di te, non fuori!
Sentirai suoni: dalle cicale all’abbaiare d’un cane, sentirai la differenza tra suoni naturali e innaturali. Al di sopra di suoni pause e rumori, lo sentirai arrivare dentro e fuori e sarà l’annuncio della rinascita. Quando diventerà rombante, potrai tranquillamente affermare di essere uomo e sveglio.

POESIA NUOVA
Gli ulivi nella calura
bruciano l’inesauribile
argento delle chiome;
dal poggio il pino,
sovrano della torrida estate,
effonde il vigoroso aroma!
Anche la quercia,
raccolta l’ombra ai suoi piedi,
sostiene silenziosa
il raggio ardente.
Si rinserrano gli uomini
in ombrose dimore,
in abitacoli refrigeranti,
prezioso sollievo, dicono,
contro il cosmico affronto,
contro il folle sopruso del sole
alle prese con le sue tempeste.
L'avaro involgarir del mondo
piglia la sfrenata gente in lacci
fatali; avida ingorda si degrada
agli appetiti di nocive specie,
di savia intimità perso il consiglio!
Ma, come mai il falco,
con ampie ruote là in alto
del sole il folgorar cinge con l’ala,
e inabissa nell’etere il suo grido?
E come mai quaggiù la ginestra
nell’arida roccia confida,
l’afa opprimente elude?
E il rosmarino, la lavanda,
la malva, tutto, odora di frescura?
Vado tranquillo nella calura,
miro la felicità delle cose
e il fastigio solare
che non teme tempeste;
vado a passo leggero
e raccolgo profumi.

ALLE PERSONE DESTE
Nelle civiltà giovani e neonate troviamo un mondo fatto di piccole e semplici cose, con una ricchezza emotiva intensissima e un’allegria e gioia di vivere massimi. Basti pensare che in un calendario normale, su trecentosessanta giorni, almeno novanta erano di feste.
Nelle civiltà vecchie e decadenti, come questa dove ci troviamo, tutti sono bombardati da ogni tipo di sensazione artificiosa, e quindi tutti vivono nella più totale noia e apatia.
Per fortuna che i vecchi e le civiltà prima o poi muoiono e lasciano posto ai giovani!
Dio sarà pure vecchissimo, ma appare sempre come un bambino allegro e sorridente.
°°°°
Da tutti si parla della diffusione degli allucinogeni e se ne elencano i vari tipi. Perché si dimentica sempre di elencare fra questi la televisione, è un mistero che non comprendiamo.
Eppure tutte le sere gran parte dell’umanità, in silenzio e con rispettosa devozione, compie il rito di guardare alcune figurine che si muovono dentro una scatola, che compiono atti assolutamente banali ed uguali nella sostanza a quelli fatti da chi le guarda.
Noi riteniamo che questo tipo di droga, agendo direttamente sui centri cerebrali, sia più pericolosa della stessa eroina, non essendo stata trovata, finora, una cura di disintossicazione. Né è possibile trovarla; infatti, se la stupidità umana che già normalmente raggiunge limiti allarmanti, supera con una continua e metodica accelerazione questi limiti, non ci resta altro da fare, che farci raccomandare per un posto alla RAI-TV.
°°°°
Noi affermiamo oggi pubblicamente di essere rivoluzionari rabelesiani, anarchici alla maniera del Cecco di S’ i’ fosse foco…, mistici fanatici e visionari, eccetera. Tutto quanto è attuabile e immaginabile. Tutto, contro questa cappa di piombo che sta calando sul pianeta.
Ma l’unica arma che ormai riteniamo possibile contro la tetraggine internazionale è una grande cosmica rimbombante risata omerica, il cui eco si allarghi da questo nostro sito web in tutti gli angoli del mondo.
Siamo certi della vittoria, ma abbiamo un solo piccolo problema. C’è ancora un numero sufficiente di gente allegra e spiritosa in circolazione?
Scriveva, infatti, l’allegrissimo François:
Meglio scriver di riso che di pianto,
ché riso l’uom dalla bestia distingue.

MESSINSCENA E PIAZZATA
NEL °GLOBAL VILLAGE °
Leopoldo, dal germanico leud, “popolo” e
bald, “coraggioso”, cioè “coraggioso fra il
popolo”. Anche, “leone ardito”.
Nel Villaggio Globale di norma non accade nulla, giacché i villatici, a lungo persuasi dai mass-media, son soliti rifugiarsi nel futuro. Si sa, nel futuro non si fa niente; quanto più non si fa niente, tanto meno ci si impegna a pensare; ecco perché riesce comodo, specialmente ai capoccia del Villaggio, nascondersi nel futuro.
Ma nel Villaggio Globale può anche accadere di tutto, sebbene gli accadimenti non vi destino mai sorpresa. Persino le sommosse, le guerre, sono scaltramente provocate e distribuite nello spazio, fermate, accelerate, pianificate nel tempo. Gli eventi, i fatti, dunque, sono ripetitivi; si replicano i discorsi, si reiterano i gesti, le strette di mano, le pose… Il popolo villatico sterilmente s’annoia davanti alla TV; a meno che il solito ragazzaccio non tiri il sasso e colga…
Colga nel segno!
“Altro che balle, leopolde e cazzate varie…”, gridava tra la folla il sindikatismaj, un giovanottone dalla voce altisonante e autoritaria. “Basta!Basta balle, leopolde e cazzate!…” E avanzava impetuoso tra la gente, ignaro di figurare la parte appunto di un leopoldo, ma da retroscena.
Tutto ciò avveniva mentre in un altro posto del Villaggio, in un Rione (si tratta di fatterello rionale) chiamato Leopolda, il Capo villatico, un giovanottino intraprendente, aveva indetto un meeting di suoi seguaci e santocchie, le più entusiaste.
Sullo sfondo di un salone per l’occasione attrezzato a garage e modellato in stile americano, ricalco Jobs "Steve", campeggiava, impresso a lettere cubitali, lo slogan seguente:

A questi euforici accaparratori dell’avvenire è inutile porre la corretta domanda: "Oh, il futuro! l’inizio di che?" Evasivi, vi risponderebbero: "Bisogna avere fiducia. Abbiate fiducia!" Ma, come si fa? Il domani non si conosce, è un salto nel buio. Hanno forse letto costoro nei libri sibyllini? Estensori, loro, di ancor più criptici jobs act!...Jobs?...jobsssssss, sibilante venefico aspide...
Ibis redibis numquam peribis. Oscuri sono i responsi delle Sibille! Indecifrabili e astrusi gli odierni Jobs Act... I leopoldini della Leopolda, forse, sono soltanto dei leoncini di peluche, ma certuni li definiscono furboni che colpevolmente ignorano la realtà presente e fingono persino di non sapere che il futuro è già colonizzato dagli Yankee: filantropia e speculazione finanziaria, aiuti umanitari e traffici d'armi, pietismo e brutalità, sviluppo indiscriminato della tecnologia e sconsiderato sfruttamento del pianeta; tutte cose già note! Comunque, nell'un caso o nell'altro, si tratta ancor sempre di messinscena. Di cos'altro infatti si nutrono questi progressisti proiettati nel nulla degli a venire senza confini, se non di conserve, di intigoli, di salse americane? Il futuro è solo l'inizio! Pionieri del Far West...delle esplorazioni spaziali...e poi?
Difatti, il garage ricalco Jobs, tanto frivolo entusiasmo, il loro avvenirismo con una fede senza sbocco in ipotetici futuri eventi è mero (malsano) American spirit, mentalità yankee: lo stato d’animo dei colonizzati. La cultura americana della Nuova Frontiera! La frontiera “delle speranze (democratiche) incompiute e dei sogni.” Ohibò! Ohibò!... Solo it's only an act? Ovvero, straniante tragicità?
Allora, risuoni alto nelle piazze il vocione tribunesco dell’inconsapevole leopoldo: BASTA BALLE! BASTA!
Anche il sindikatismaj oggi è molto syndicalist, sempre più syndicalist, cioè colonizzato; ma il vocione, per buona sorte sua, ancora no!
Possa quel ruggito, italicamente sublimato, coglier nel segno!

Ma val bene rievocare gli antichi poeti...

Mai mi affligga affanno né cura
in luogo di virtù e saggezza,
ma d’esse ognora valendomi
io della cetra e della danza
e del canto possa gioire
e tra gli onesti ancora
condurre onesta vita.
Teognide

ALLE PERSONE DESTE
Ricordate che essere uomini non significa diventare tori da monta e galli ruspanti. La donna guarda all’uomo e disprezza il maschio, che resta comunque soggetto alla femmina animale. Guardate i miti e le leggende. Venere tradisce Vulcano, torvo antenato del proletario moderno, scappa con Adone, simbolo del figurino moderno, per unirsi definitivamente con Apollo, il gioioso, il sorridente, il sempre giovane e allegro danzatore.
Guardate i guerrieri achei e troiani, confrontateli con i tetri soldati delle ultime guerre mondiali. Nei primi il morire era un inno di gioia e un trionfo sulla vita; per i secondi disperazione e anelito e ebbrezza spasmodica. Riflettete, e pensate con chi vi piacerebbe identificarvi.
°°°°

Donne, vi stanno fregando in pieno!
Il giorno in cui sarete prive della femminilità, in cui saranno scomparsi maschi e uomini, diverrete lo spasso degli arrovesciati, che si preparano a dominare il mondo.
Il sesso non esiste senza amore.
E l’amore non esiste senza guerra.
E per fare l’amore e la guerra bisogna essere in due.
Se gli arrovesciati riescono a vincere faranno i figli in provetta. E Eva, il serpente e la mela dovranno iscriversi alle liste di disoccupazione.
Il mondo alla rovescia

°°°°
I nostri antenati erano tanto allegri che, tra le torture predilette, c’era quella della risata. Legavano sul letto l’indiziato di reato, ricoprivano di sale le palme dei piedi e portavano poi una capra che cominciava a leccare le palme con ingordigia. L’indiziato di reato moriva dal gran ridere per il solletico che la capra gli faceva.
Per far tornare il sorriso nella gente saremo forse costretti, in futuro, a tornare a questa tortura medievale?

DI GRAN CARRIERA
È iniziata la corsa… È iniziata... Si, è iniziata… la corsa…Ebbene, che immaginate voi? Immaginate… il metrò che inizia la sua corsa...Forse, di aver già vinto la scommessa? Già vedete il vostro purosangue di gran trotto raggiungere il traguardo. Immaginate l’autodromo…e il rombo di auto fiammanti alla partenza…Macché! Macché!…Siete proprio retrivi, reazionari, borbonici e anche qualcosa di peggio! Vi offro ancora un’occasione, un’ultima chance…E’ iniziata La corsa…
Diamine! Al cinodromo…la corsa…dei cani?
No! No! Siete proprio retrogradi. Si legge sui periodici, sulle gazzette; si ascolta alla tivù, già da qualche mese. Da oggi, sempre più insistentemente. Quasi a ogni ora del giorno. Vi chiedete: corsa nel senso di competizione, di gara, di disfida? E via, mettetevi sotto a indovinare! Salvate la faccia! Presentatevi quali dovete essere! Da buoni democratici. Fate bella figura! Da mane a sera, e anche di notte, incollati alla seggiola, con gli occhi e le orecchie nella tivù, vi è sfuggito di mente quel rimbombante: Pronti...via! E’ iniziata la corsa…
Già, già, la corsa…la corsa al…al…Quirinale?
Bravi, bravi! Ora si che siete ben informati al politically correct. Democraticamente edotti ed aggiornati per concorrere financo a una cattedra nella University of Michigan. Infatti, è iniziata la corsa, proprio così, la corsa…la corsa al…Quirinale!
Il Quirinale, l’apice della carriera politica, l’alto scanno e le onoranze dei Corazzieri! Certo, certo le onoranze…le onoranze…
E’ iniziata la corsa…E pensatela... democraticamente...come vi pare…


IMPOSSESSARSI DEL FUTURO!
ovvero Babylonios temptare numeros
Impossessarsi del futuro… E’ il nuovo grido di guerra dei demagoghi del XXI secolo.
Ottimismo e non lasciare il futuro agli avversari, rivendicare a sé il domani con coraggio! Che smania precipitosa! Che smodata pretesa!
Il futuro è un posto bellissimo, presto ci andremo insieme! Come fanno a saperlo e ad affermarlo con tanta sicumera? Forse, già ci sono stati? Il demagogo ha dunque il potere di andare e poi di ritornare dal futuro?
Il problema è il futuro. Infatti, onorevoli demagoghi, questo è un problema del vostro cervello! E non può riguardare chi mantiene un bastante equilibrio mentale.
Suvvia, non siamo spocchiosi, non detronizziamo il presente! Siamo presenti a noi stessi, oggi! Semina oggi, affinché carpent tua poma nepotes, diceva Virgilio.
Si tenta di entrare nel futuro volgendo le spalle al futuro. Un tempo pare sia risuonata la frase “Il passato è dietro le nostre spalle, l’avvenire è nostro”. Ma questa frase non sortì un effetto fausto, anzi fatale, tragico avvenire toccò a chi la pronunciò. Ma come si possano volgere le spalle al futuro non si comprende. E’ una figurazione sconcertante!
Se non disponiamo di una visione del futuro inviamo un messaggio devastante verso il futuro. Mirabile, incantevole fraseggio. Uno squillo di tromba che trafigge l’orecchio. Non sai cosa dire, ti si tappa la bocca. Travolto dallo stupore, pensi, sbigottito, che sei la vittima di un dirottamento, che ti si voglia depistare. Rischi il capogiro, il deliquio, la perdita di coscienza.
Questo vertiginoso ideare futuribile ti svuota totalmente di ogni coevo argomento, ti strappa al contesto reale; ti senti un vagabondo, che s'aggira senza meta e via d’uscita nelle più labirintiche curvature del tempo.
Basta! Si rischia di impazzire. Sottraiamoci alla letale suggestione che spira da questi salti, tuffi, voli nel futuribile.
* * *
Nell’istante di quel 21 aprile in cui Romolo tracciò il solco fatale, nacque Roma e gli esuli albani stabilirono ivi la loro dimora; divennero i custodi di un atto di fondazione che avrebbero pienamente rivissuto in ogni nuovo giorno della loro vita per tramandarlo integro e incontaminato alle successive generazioni. Perché l’uomo non può che vivere e agire nel qui e ora.
Conosci il passato se vuoi precorrere il futuro, diceva Confucio. Il passato non puoi conoscerlo (cioè riviverlo in te) che nel qui e ora del tuo presente; è nel presente che devi consapevolmente rinnovare l’atto fondante per precorrere l’avvenire, che comunque sarà soggetto al fato. E tanto più sarà soggetto al fato, quanto più il qui e ora sarà contaminato da ambizione, vanagloria, fatuità, volubilità, imprudenza, avventatezza, falsità, mendacio, bassezza, avversione, discordia, etc.
Oggi ci si lamenta d’ogni sorta di mali e corruzione che travagliano le società, nelle soprascritte righe è il rimedio. Le cure efficaci consistono in rimedi semplici. E chi vuole intendere intenda.
Ai volonterosi, che coltivano il BUON CONSIGLIO, dedichiamo questa ode del poeta augusteo Quinto Orazio Flacco.
Tu ne quaesieris (scire nefas) quem mihi, quem tibi
Finem di dederint, Leuconoe, nec Babylonios
Temptaris numeros. Ut melius quicquid erit pati,
Seu pluris hiemes seu tribuit Iuppiter ultimam,
Quae nunc oppositis debilitat pumicibus mare
Tyrrhenum: sapias, vina liques et spatio brevi
Spem longam reseces. Dum loquimur, fugerit invida
Aetas: carpe diem, quam minimum credula postero.
Il Vate romano si rivolge all’allegorica Leuconoe, la mente limpida, l’anima onesta e la esorta ad accettare gli accadimenti della vita; a non indagare, perché inutile e deviante, la sorte futura; di lasciar perdere perciò i calcoli babilonesi (i trucchi levantini per cercare di “assicurarsi il futuro”) e di accettare il tempo di vita che il Sommo Nume le ha assegnato. Di godere nel frattempo del raggio del sole che nutre i frutti della terra; di non smarrirsi nell’illusione, né lasciarsi ingannare da speranze e lusinghe. E poiché il tempo non dà tregua, la invita a trattenere in sé (carpe diem), per custodirlo, l’eterno presente (la luce del qui e ora) e a confidare poco nel domani.

ALLE PERSONE DESTE
In ogni epoca troviamo due mode fisse che si ripetono con monotonia. Una basata su una sciatteria integrale. Dai lunghi capelli unti, se non coperti di pidocchi, si passa ai jeans con siringa di plastica caricata a droga. L’altra che passa attraverso una lunga trafila di vestiti severi e dignitosi. Dai semplici gonnellini degli antichi Shardana alle severe tute della Cina rossa.
E da sempre gli sciatti sono stati prima oggetto folkloristico, e quindi essendo la loro scelta di passività irreversibile, succubi e servi di nuove e giovani caste dominanti.
Quando vedete qualcuno che si compiace vivere nel completo disordine e nella sporcizia, con una sorta di abbandono che traspare sin nella camminata, rallegratevi! Vi trovate davanti a un altro futuro schiavo, per sua libera scelta! L’unica cosa di cui vi dovete preoccupare è se costui sarà alle dipendenze vostre o di qualcun altro.
°°°°
Un ritorno ad una vita naturale è bene accolto. Quello che va evitato è di scambiare questo ritorno con una mitologia agricolo-pastorale; e pensare quindi che il contadino sia l’uomo da prendere a modello.
Per rendersi conto di quanto la stupidità congenita sia incurabile, una volta che attecchisce e si estende in ogni strato sociale, basta pensare a quanti – convinti dal modello cittadino di essere dei poveracci – lasciarono le terre, fossero anche a mezzadria, dove stavano tranquilli e dove non gli mancava niente, per andarsene, presi da una ebbrezza incomprensibile, nei grandi centri industriali, a sgobbare come pazzi. In un clima inquinato e inflazionato; senza che gli rimanesse nulla in tasca e disillusi a fondo. E quale avvenire per la loro prole?
Ma per fortuna nelle campagne europee di contadini intelligenti ne è rimasto un certo numero, immune da ogni suggestione e moda, che trasmetterà i valori semplici della vita a quanti riusciranno a sfuggire alla “grande ossessione”.
Riflettete! Un ritorno alla vita naturale non può essere che un ritorno a valori semplici.
Umida solstitia atque hiems orate serenas,
agricolae; hiberno laetissima pulvere farra,
laetus ager…
VIRGILIO, Georgiche - I
°°°°
Qualche personaggio noioso avrà letto questi pensieri e sarà ovviamente scandalizzato; o addirittura penserà che abbiamo riportato spiritosaggini. Facciamo per lui una serissima digressione di alta cultura.
Spiritoso deriva da spirito e spirito ha per sua radice “ PIR ”, fuoco.
Fuoco “sacro” che i primi uomini rubarono a quei mattacchioni degli dei dell’Olimpo, e che gli ultimi oggi hanno lasciato spengere. Coraggio! Andiamo a rubarlo nuovamente!



URLANTE OSCURITÀ
Fan furore stridenti
artifici di lumi
onde colano lascivi bagordi
e loschi osceni stregamenti…
Torride spirali,
volteggi chiassosi,
simiglianti ritorte scale,
guadagnano le polverose
asfittiche soffitte
degli spasmi cerebrali.
Sghembe rampe crollano
in abissi rovinosi…
E, questo fosco cielo!
La fronte corrucciata
d’una deità d’ombra!
Precluso, trincerato,
vuoto del vigore della folgore,
muto del bagliore dei lampi.
Maccus, Pappus, Dossenus
dormono il sonno tranquillo dei morti.
Qui, in tale inospite locanda,
marionette dementi
e con distorte membra,
maschere flagellate
dai ghigni di bestiali demiurghi,
oscenamente tatuate,
sfrontate ed irridenti
s’infoiano nelle ammucchiate
ebbre di demonico suono
e, avvolte in sudari intessuti
di viscide ragne, addentro stranianti
e febbrili fosforescenze.

Fuggite!...Non il carro di Dioniso
e il corteo di baccanti
discinte nell’ebrietà divina.
Fuggite!...Non sui prati d’asfodelo,
composti nei lenzuoli di lino
d’una quieta sepoltura,
ma spettri appiccati
al tronco scheletrico del frastuono,
reptanti zombie
fuor d'ogni squarcio di secolo,
d'ogni epoca ed evo,
su trasbordanti teleschermi
recitano il loro serial insulso.
Nelle pause dei languori
spenti i fari atroci dei pub,
autentiche sentine
ruttanti le strozzate muglia
dei selvaggi raduni,
calano in guisa di sipario
lubriche facies vinte
da un esiziale torpore.
O nobile cielo,
sgombra dalla tua fronte
il corruccio e mandaci
il bronzeo tuono
che qual vindice toro
laceri i rivoltosi
tendaggi della tenebra
e ributti negli inferni,
con i sogghigni del nullismo,
l’infertilità e la licenza.
Ridonaci le notti serene,
manda giù dalle terse alture
una pioggia d’astri!

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RÉPUBLIQUE FRANÇAISE
teruro estas frenezo
Dalla Terreur jacobine del settembre 1792/27 luglio 1794 alla jacobine folie del 7/11 gennaio 2015 la République con la sua città di Parigi rimane la capitale del mondo del Terrore.

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CITTADINO GIORGIÓ, BEVI UN...
In Piazza del Quirinale, rispondendo alla domanda di una ragazzina, il Presidente della Repubblica dimissionario confida di essersi sentito un pochino a disagio... prigioniero di quel Palazzo!
Povero vecchio…
Forse sospira la sua mite Napoli
Sì bella a specchio del tirreno mare.
Aprite il Quirinale e fate uscire
Quel di sé stesso ignaro prigionier.
Vieni: a tua libertà brindisi io faccio:
Cittadino Giorgió, bevi un bicchier!
Per questo brindisi abbiamo “arruffato” la laurea chioma del sommo Carducci e il suo Il Canto dell’Amore, dedicato all’ultimo Papa-Re (solo le due quartine finali). Speriamo che il Poeta non ce ne voglia. A Carducci noi vogliamo bene. Soprattutto per il suo
VIRGILIO
Come, quando su’ campi arsi la pia
Luna imminente il gelo estivo infonde,
Mormora al bianco lume il rio tra via
Riscintillando tra le brevi sponde;
E il secreto usignuolo entro le fronde
Empie il vasto seren di melodia,
Ascolta il viatore ed a le bionde
Chiome che amò ripensa, e il tempo oblia;
Ed orba madre, che doleasi in vano,
Da un avel gli occhi al ciel lucente gira
E in quel diffuso albor l’animo queta;
Ridono intanto i monti e il mar lontano,
Tra i grandi albor la fresca aura sospira:
Tale il tuo verso a me, divin poeta.
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I COMICI ANTICHI, LA SATIRA D'OGGI
SOLUZIONE D'UN BRINDISI
Ma, dopo la doverosa evocazione lustrale, torniamo al GLOBAL VILLAGE. Qui conviene evocare l’abilità scenica degli antichi comici greci, esilaranti derisori dei mestatori democratici:
Discordia e il vecchio Crono
insieme han procreato
un grandissimo tiranno,
che gli dei or chiamano
adunatore di teste.
(Cratino, fr. - Chironi)
Quale mostruosa odiosità, tante teste accozzate in una! Svigniamocela… ma no, affrontiamola!
I mestieranti della democrazia, manovratori-faccendieri-etc., sono moltitudine, ma i comici d’oggi, anch’essi noiosi democratici, fintamente li sbeffeggiano, cosicché la satira politica è del tutto asservita.
Si burlano di questo, di quello e ancora di quell’altro, e così di tutti e di nessuno. Comicità annacquata, come tutto in democrazia imbelle, persino il crimine. Si, persino disastri, guerre, stragi! Dapprima un gran clamore, l’allarmismo, l’esagerazione dei mass media, poi un linguaggio sempre più morbido, soft; infine un languido, ipocrita umanitarismo stende il velo del silenzio. E torniamo alla comicità annacquata. Sull’uso esclusivo dell’aggettivo siamo un po’ dubbiosi, perché essa è anche velenosa. La vera satira, Orazio docet, dovrebbe essere educativa oltre che obiettiva, mentre la satira d’oggi, specie l’ultimissima, è negativa, se non addirittura volgare, e sempre tendenziosa, partigiana, istigatrice di ostilità e rancori, promotrice di discordia. Dovunque catechizzatrice nel segno del verbo democratico, in ciò si esprime la sua coerenza! Per la qual cosa il nostro gusto autonomo torna a Petrolini e a Trilussa, anche al buon Guareschi e ancor più indietro a Cratino, ad Aristofane, a Eupoli, a Persio, a Giovenale la cui satira non era personalistica, ma forma d’arte schietta e raffinata e quindi altamente educativa; non democratica, ma aristocratica (e qui notate in quanti storcono il naso!). Questa satira era anche piacevolmente popolare, poiché sono esistiti anche popoli sani, costumati e forti e ci auguriamo ritornino ad essere.
E quel vostro brindisi? Già: “bevi un bicchier…” una scommessa tra pochi amici, cinque. Un bicchier di che? Tre giorni per la soluzione. Un bicchier di lacryma christi… non offrivamo tal vino; risposta sbagliata, pur se negli ultimi tempi il Quirinale appare molto francesco (così si parla di papabili al Quirinale), e l’Ex-comunista appellava con solennità: il Pontefice, colui che di persona si dichiara semplicemente Vescovo di Roma.
Intendiamo offrire, invece, un bicchier d'acqua chiara, attinta… alla fonte di Mnemosine. L’elisir che rinfranca la memoria.
Una data lontana: Ottobre 1956
Una Nazione Europea: Ungheria
Riteniamo che un buon patriota, e vero patriota, ami rispettare anche la Patria altrui. E mai esaltare l’oppressore. Un europeista convinto, solo in tal senso, riteniamo sia un vero Europeo.

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QUI CONTA D’UN MERCATANTE, CHE COMPERÒ BERRETTE
Un Mercatante, che recava berrette, se gli bagnaro, ed avendole tese, sì vi appariro molte scimie, e catauna se ne mise una in capo, e fuggivono su per li alberi. A costui ne parve male. Tornò indietro, e comperò calzari, e presele, e fecene buon guadagno.
da il Novellino
Ah, potesse ricomparire in questo sconquassato Villaggio Glob quel Mercatante dugentesco! Gran mercante e gran mago… e con le sue magiche mercanzie: fantastiche calzature, fatati copricapi! E si mettesse quindi alla caccia dei tediosi scimmioni e delle scimmiette politicanti, prolissi demagoghi e invadenti demagoghe, che infestano le nostre disgraziate città, rovinano le attese giovanili, le energie degli adulti, il senno dei vecchi; e, una volta presili tutti al laccio, li vendesse, in un sol blocco, all’impresario circense di un redivivo Carro di Tespi per essere esibiti in numeri esotici affidati alla più scatenata clowneria, che li berteggi a volontà al fine della pubblica soddisfazione, del diletto e del benessere delle genti ormai esauste dalla petulanza dell’incessante malaffare. Ma vorremmo anche di più, e cioè che, dopo un tale spettacolo, la gente si risvegliasse e si facesse sentire. Ciò certamente non accadrà; perciò gustiamoci la novelletta e una grassa risata spenga questa nostra stravagante fantasticheria.

Tuttavia il Novellino dugentesco continua, ancora ai nostri giorni… Ma cangiato il modo di novellare, per la dissociazione mentale dei protagonisti delle varie vicende, il lettore si troverà di fronte un testo dall’andamento più che altro paranoide, trascritto con mano schiva da un autore “ebefrenico”.
Un autore dall’aspetto serafico e dal sorriso “ebete”; tale ultimo aggettivo, però, trascina con sé l’antica accezione, cioè presuppone uno svuotamento dei sensi e del pensiero terrigeno e in più un lucido trasognamento, cioè un attento e vigile distacco da ogni storico accadimento.
Intelligenti pauca! Tocca al lettore sveglio decifrare il senso di queste parabole schizoidi e, una volta penetrato il papesco imbroglio, prendere definitivamente le distanze dalle televisioni, dai dibattiti politici, dai conferenzieri d’ogni sorta e dai giornalisti d’ogni genere; quest'ultimi pronti con i loro sproloqui a mistificare il mondo in ogni sua parte; presuntuosi tuttologi, che pur di ingigantire il loro piccolo io, esaltano persino i loro organi genitali (pene o vulva…).
Peggio poi, se cultori di storia di religioni antiche o moderne e in veste di pontificali saccentoni, s’inoltrano nelle metafisiche sfere, trasformando tutto in mitiche balle! Trattano confidenzialmente delle romane divinità, terribili e distanti, come se le possedessero nelle tasche dei pantaloni! E ostentano larga disinvoltura e sicurezza, in tal materia, tanto da render lecito il sospetto che a guidare i loro intenti (seppur farneticanti) sia l'inveterato sempre deviante clericalismo, cui per abitudine e spirituale pigrizia soccombono da secoli.
Infine il diluvio dei “romanologi”, tutti con il "loro catechismo pagano" tra le diafane, irrequiete mani di religiosissimi intellettualoidi marziani e para-marziani, somigliantissimi agli scenici centurioni romaneschi che si aggirano intorno al Colosseo o per la Via dei Fori, indossando corazze di stagnola e gladi di plastica.
Moda modernista e ultra democratica anche questa, vantaggiosissima per chi spinge al mattatoio le pecore matte.
Ma qualcuno sfuggirà alla mattanza e riuscirà a scivolar fuori dalla menzognera infera parabola; magari dopo una grossa sbornia, completamente svuotato d’ogni intellettualistica cianfrusaglia e con un radioso sorriso ebete sulle labbra! Salute a lui…
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LE AMENITA’ DEL VENDITORE DI FUMO
E dei politici non parlate? Ci chiede un signore della cosiddetta area moderata. Per carità di dio… gli rispondiamo e scappiamo via…
Si avvicina questa volta un signore a prima vista arrabbiato… Ha l’occhio sereno e vispo: La democrazia - così ci aggredisce - è la dittatura dei ladri e dei bugiardi! Una ricca risata e volge le spalle, impettito se ne va per i fatti suoi. Restiamo completamente inebetiti, ché ci coglie un barlume di vera speme, e ci volgiamo a guardare quel prodigio che s’allontana…
Agricoltura democratica!!!...Che significa?... Chiedetelo al ministro delle politiche agricole… Quasi certamente vi chiarirà che in democrazia tutto va obbligatoriamente democratizzato… Traetene tutte le conseguenze possibili e immaginabili; a stento ne ricaverete qualche patito frutto.
Se un Premier parla in questi termini, -Io penso che nel mondo globalizzato ci sia uno spazio per l’Italia pazzesco...- e ancora, in un'altra occasione -Io penso che nel futuro ci sia per l’Italia uno spazio pazzesco…-, viene legittimamente da chiedersi: E allora, perché stante tal previsione hanno abolito i manicomi?
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IL GABBAMONDO
1 Maggio 2015- Milano EXPO.
Uno slogan Renz… no!… ronronner per tutta la settimana:
Venerdì Oggi inizia il domani…
Sabato Oggi inizia il domani…
Domenica Oggi inizia il domani…
Lunedì Oggi inizia il domani…
Martedì Oggi inizia il domani…
Mercoledì Oggi inizia il domani…
Giovedì Oggi inizia il domani…
E così di seguito, per tutte le settimane d’ogni mese, senza fine: perché l’oggi sarà sempre oggi, e il domani?... Il domani?... Domani!...
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UNA BOUTADE
Incontriamo, passeggiando nei giardinetti, un antico personaggio; tale ci si presenta per lo sfoggio di favoriti fuorimoda. Sono il Barone Cecco Cocco. Il suono vocalico del nome ci riporta all’infanzia, cocco… coccolo… eccetera…, e suscita sulle nostre labbra il solito ebete sorriso. Lui, incoraggiato e sorpreso, si sbilancia: Oggi, in democrazia, in un contesto privo di genuinità e dove il quadro intero è sofisticato -ci apostrofa- tutti son signori e signore… signor di qua… signor di là… Si! -aggiunge- In democrazia, ove manca l'autentico Signore. Per tal motivo mi presento Barone Francesco Cocco e disdegno questo appellativo piccolo-borghese, proletario ormai e ugualitario, “signore”! Voi cosa ne pensate?… L’ebete sorriso, al quale nuovamente ci abbandoniamo, insinua un'altrettanta ebete risposta: Tal quale quel che ne pensa lei, Signor Barone! E così, non volendo, contagiamo pur le sue labbra restie del più rarefatto, ebete sorrisetto. Se ne torna sui suoi passi soddisfatto, dopo averci raccontato la storia controversa della sua vita.

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IL CHIAPPANUVOLE
¡Adelante! nuestro futuro
será realmente loco y loco...
Rodrigo Rueda de Prensa

Era fatto così!
In una chicchera di porcellana
scorgeva l’immenso impero della Cina,
da una cianciafruscola
faceva scaturire l’inizio
di storie senza fine.
Dal ciangottare d’un pargolo
profetava il futuro oratore,
vantava lo sfarzo
al banco del chincagliere.
Credeva nella sacralità del paradosso
ed avrebbe in ogni piazza eretto
pulpiti al vaniloquio.
Vedeva nel moscerino
l’origine dell’elefante,
nella goccia di rugiada
il lungo pianto della luna.
Narrava d’aver condiviso
di Cyrano i viaggi
negli imperi selenici
e di Casanova le alcove.
Pareva che avesse vissuto
alla corte del Re Sole,
lui che non conosceva
una riga sola di storia.
Scansava ogni fatica,
ma vantava le gesta degli avi,
lui, Rodrigo Rueda de Prensa.
D’origine ispanica
non aveva mai letto
il Don Chisciotte eppure,
lui, il chiappanuvole,
aveva cavalcato, e spesso,
più d’un Ronzinante.
