Discorso V (Sulla Guerra dei Mercanti)
Discorso V
(Sulla Guerra dei Mercanti)

A PASSO FERRATO
I mercanti non hanno patria
T. Jefferson
Uggiolò il Cane del cielo,
s’udì dell’Orsa il bramito;
per fugare le pene del cuore
intonò Marte un carme agreste,
trepidante Venere attese…
Ardenti pupille di cervi
folleggiavan nel buio;
i gufi, le civette e gli assioli
vaghi mosser roveri d'astri.
Tutta la foresta luceva
come in notte di semilunio.
Si destarono a un tratto
e gnomi e salamandre
e il canto si levò del Fato.
All’inattesa melodia
intrecciarono le Driadi
danze sancite dai millenni,
risposer loro le Silfidi
col suono di remoti sistri
salienti le rive del Nilo.
Pan, dal verde sacello,
con il richiamo del flauto,
l’ineguagliabile siringa,
alberi e arbusti risvegliò,
i prati, le alte stelle.
Nell’appartata radura
rammemorava la sorgiva
con algente murmure
l’antico canto delle nevi…
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Tutto oscillò, tacque, disparve
al passo ferrato d’uomini
che, in armi, avanzavano torvi,
e dietro di loro i mercanti.

Ove incomincia il mercato, ivi incomincia lo strepito dei grandi commedianti e il ronzio delle mosche velenose.
F. Nietzsche