Discorso VI (Sulla Cometa)
Discorso VI
(Sulla Cometa)

Il deserto cresce; guai a chi in sè cela deserti.
F. Nietzsche
L A C O M E T A
Mole di vaganti ghiacciai…
Pensieri in rivolta, utopie,
vanterie, rivincite, glorie…
Vanità avvinte nel gelo!
Ridda di chimere scagliate
nel vuoto da febbrili Titani.
L’errante sciame d’un tratto
s’accese, ed essa apparve!
E’ splendore di fiamma?
O davvero un beffardo trucco
barattò quel ghiaccio lucente?
Spettro illusore! Derisione?
Vano addobbo di luminarie
prive di calore; incendio
che non brucia, e sfavilla!
Imbaldanziti sono i crepuscoli,
l’evento soggioga il pianeta
e, dalla soglia d’occidente,
allarma le vastità, l’oceano,
l’onda dove il sole si spegne.
Risplenderà più… nel cielo?
Muto, l’oracolo non si pronuncia!
Tace il cuore del mondo.
Vacilla tutto intorno l’orizzonte.
L’Uomo di Aztlan è roso dall’angoscia,
confusi vaticini s’annidano
nelle sue viscere ansiose
e tristi volatili reclamano quel nido.
Guardingo il guerriero
attraversa l’oscurità:
Perché, si chiede, l’iniquità
del Titano emerge dagli abissi
e, con il soffio alido dei deserti,
spoglia le pendici dei monti
e giù nella valle il fiume tace?
* * *
Nei cieli d’Egitto,
sulle torri di Babilonia
il mostro comparve or sono
due millenni e cinquecent’anni
e sbigottì i Tirreni
audaci e sicuri sul mare…
Fra altrettanti secoli
(così puntuale è il tempo
quanto inavvertibile il suo passo!)
tornerà nuovamente
a curiosare nelle notti,
a spiare le alte terrazze
ove uomini - rinsaviti? - attendono…
Frattanto la terra si perde
in tanto illusorio bagliore;
venti violenti sconcertano
le fioriture; veleni stingono
l’onda, vi perisce la vita.
* * *
Pianta la tenda, sereno sfida
i selvaggi venti ed il gelo.
Ha in sé il natio
primigenio splendore,
l’inesausto raggio. Rinova
il mondo con il suo ritorno!

Finché sentirai le stelle come un di sopra a te, ti mancherà lo sguardo dell’uomo della conoscenza.
F. Nietzsche