Discorso I (Sul Volto di Pietra)

Discorso I
(Sul Volto di Pietra)

Il vino consumato dallo imbriaco. Esso vino col bevitore si vendica.
Leonardo Da Vinci
Il popolo che abita questa bella penisola, che si chiama Italia, da oltre milleseicento anni scola il vino propinatogli nel calice clericale. Da tal calice esso è stato lentamente avvinazzato. Diciamo che gli si è ingenerata una assuefazione, per cui nell’abitualità clericale resta invischiato da mane a sera. E le varie fazioni, di destra, di sinistra, secolari e confessionali, portano addosso tutte la stessa puzza. Questo vino, però, non è quello schietto spremuto dalla indigena vite italica e, in apparenza, non si vendica del suo consumatore. Tuttavia, se ne impadronisce, ne fa il suo vaso d’elezione. Perciò è difficile che una bottega antagonista o concorrente o rivale possa suggerire e proporre il suo vino, aver duraturo successo e affermarsi. Il sincero vino ghibellino dovette, dopo strenua lotta, emigrare altrove. Recentemente la gente della penisola, ovvero parte di essa, si ubriacò di vino risorgimentale, poi di vino fascista, poi di vino resistenziale, comunista et cetera; ma sempre, questa gente si è tenuto accanto stretto il calice clericale. Il fatto è che questo vino è contraffatto, innaturale e quindi studiatamente effuso, ma purtroppo si trova in ogni fusto, doglio e botticella. Così non viene smentito l’assunto leonardesco? No! Occorre tener conto che sotto questo secolare contesto c’è un formidabile trucco. Le eresie! Gli eretici hanno tracannato sconsideratamente il vino forestiero, consumandolo ed esso vino col bevitore si vendica. L’eretico, qualunque opinione caldeggi o sistema accetti, resta non di meno un confessionale, cioè un individuo che professa ”una fede”. Un esempio. Il marx-leninismo, allodossia cristiana, si consuma oggi in un compromesso fideistico definito dalle parti come “storico”. Ma chi conduce il gioco è pur sempre l’invadente clericalismo. Ai tempi della tremenda Santa Inquisizione, fosse un cristiano eretico o un pagano sospettato di magia, il condannato saliva il rogo accompagnato giocoforza dal monaco penitente impugnante su lunga asta la croce, che gli veniva tra le fiamme avvicinata alle labbra. Giocoforza, perché il "cuore" della COSA era nel possesso dell’autorità ecclesiale.
A questo punto avvertiamo i cortesi visitatori che non c’interneremo in argomenti né susciteremo questioni religiose; questi temi pensiamo non vadano affrontati e discussi in questo “spazio digitale”. Non siamo né missionari né propagandisti. A noi, tra l’altro, non piace scrivere o parlare a lungo, come tanti fanno. Non amiamo le conferenze, i convegni, le interviste; ci annoiano. Amiamo i nostri autori, i classici, e i libri li scegliamo con cura. Verba volant, scripta manent; noi prediligiamo il discorso corale. Tra gli scripta preferiamo il simbolo, il pensiero denso e luminoso, il verso alato.
Sempre sul clericalismo. Discordanza, disarmonia, come volete chiamarla questa disunita, scomposta congerie? Dietro front! Dibattito, forum democratico e tutto viene ricomposto. E poi l’intervento, gli accomodamenti dei mass-media, della televisione, infine gli accorgimenti, gli aggiustamenti di quella che oggidì viene chiamata ”industria culturale”. Cerone!
Con le chiacchiere stancanti si deprimono, si snervano intere moltitudini. Con gli sproloqui e i discorsi enfatici, farciti di umanismo, solidarismo (oggi un polpettone chiamato integrazione) s’assoggettano i più renitenti, si domano persino i ribelli.
Non più popoli. Un popolo vero, un popolo sano costituisce un’unità armonica. Ma il clericalismo, di qualunque genere e estrazione, ecclesiale, massonico, intellettuale et cetera, impone il divide et impera a vantaggio dell’oscuro potere di Mordor.
Il disinteresse delle cosiddette “classi dirigenti” per la salute del popolo (…sovrano!), ma noi aggiungiamo ancora l’aggettivo italiano, è ciò che più turba l’animo dell’importuno osservatore. D’altra parte di popolo italiano non si parla più. La precettistica invalsa sciorina il suo frasario: la classe operaia, i ceti popolari, il ceto medio, i pensionati, i privilegiati, gli imprenditori, piccoli e grandi, i magistrati, i burocrati, i banchieri, i disoccupati, i detenuti, i giornalisti, cronisti redattori reporter, e sopra tutti la casta. Ancora: omofili, omofobi, omosex, tribadi, etero, dark, clochard, transgenici, terza età, quarta età, questurini, agenti; e poi: quelli di destra, quelli di sinistra, quelli di centro, di centro-destra, di centro-sinistra, grillini, renziani, berlusconiani; e i dissidenti, gli avversari, gli scissionisti, i colletti bianchi, le mafie, le camorre, il sottobosco, i corrotti, i corruttori, et cetera.
Tutto, fuorché un popolo. Minutaglia…del piccolo paese, la Little Italy, dappertutto nel Villaggio Globale celebrata per la PIZZA. Clericalismo pizzaiolo?
O tempo, consumatore delle cose, e, o invidiosa antichità, tu distruggi tutte le cose,e consumate tutte le cose dai duri denti della vecchiezza, a poco a poco,con lenta morte. Elena, quando si specchiava, vedendo le vizze grinze del suo viso fatte per la vecchiezza, piagne, e pensa seco perché fu rapita du’ volte.
Leonardo Da Vinci
Tardo pomeriggio di tempesta. Il vento urla furioso. Uno tra noi ricorda il bel film di Kurosawa del 1975 nel tratto in cui il personaggio principale, il piccolo uomo delle grandi pianure (è l’anno 1902), il cacciatore sciamano della foresta siberiana Dersu Uzala svela al capitano Arseniev l’anima dei luoghi. Indicando gli astri, la luna e il sole, li chiama 'uomini forti', grandi compagni di viaggio dell’uomo; così simboleggia, personificandoli, gli elementi, il fuoco, il fiume, il vento 'altro omo forte'… E il vento fuori si fa sentire, soffiando vigoroso…
Frattanto la tivù trasmette notizie dal Parlamento, dov’è in corso la terza votazione per la presidenza della Repubblica. Il vento 'omo forte' soffia sempre più vigoroso… D’improvviso vengono trasmesse immagini della torretta del Quirinale. Preciso, l’occhio della telecamera inquadra l’arco campanario ed il pennone centrale spoglio della bandiera, mentre il vento africo agita lassù, sotto la croce dell’arco, “lacerandolo”, il tricolore che con rabbia ha slegato dall’asta.
L’amico che aveva introdotto il discorso sul film di Kurosawa esclama: "Perché 'omo forte' ha fatto questo?"
"Che c’entra 'omo forte'…" Replica la voce d'una donzella, che noi chiamiamo scherzosamente la “matterella”. "E’ il vento della storia," insiste, "il nostro tricolore è fragile, andrebbe potenziato con l'aggiunta d'un emblema forte. Su quel palazzo, che fu dei Papi, in questo momento storico pare voglia prevalere un più cinico dominio clericale... S'alzerà una ventata insolente di clerico-populismo..." E si zittì!
All’Altare della Patria risuonano le note del Piave…
All’alza bandiera un volto terreo impietrito è fisso al tricolore che sale…
"E’ tempo di cambiamento…" Aggiunge ancora la nostra sibilla. "E chissà, nel Volto di Pietra, il volere di chi prevarrà?..."
E’ uno dei sette colli, il Quirinale.
Il lume, o foco incordo sopra la candela, quella consumando se consuma.
Leonardo Da Vinci