Discorso IV (Sulla Danza e il Fatuus - Sulla Involuzione)
Discorso IV
(Sulla Danza e il Fatuus)

Ho steso corde da torre a torre;
ghirlande da terrazzo a terrazzo;
catene d’oro da stella a stella, e danzo.
Arthur Rimbaud
DANZA DEDALEA
(UNA DANZA OLTRE IL TEMPO E LA STORIA)
Diamo il via alla danza!
Che dite? Non vale la pena?
Mah!
È la danza dedalea
Quella che vi propongo,
La danza della bella Arianna.
La fanciulla cretense la danzò
Quando Teseo, il suo amato,
Uscì dal laberinto,
vale a dire
Dall’andirivieni del tempo.
Un lacciuolo d’oro,
nel vero,
Lei gli lanciò e… con esso
Lui trovò la sortita
dopo che
Nel centro dell’intricato maniero,
Soppresso del tempo il muggito,
Abbatté il vorace toro.
Or via, or via, si danzi!
La fanciullesca primavera
E l’estiva giovinezza
Bruciano le indugianti ore
Nei roghi dei tramonti,
E l’attempato autunno
Frana in giorni sempre più brevi,
E degl’inverni la vecchiezza
Si scioglie con le nevi al sole.
Nel ronzo della danza
S’infrange la clessidra,
Muta il tempo ormai.
Sbalordisce la cronistoria,
L’ieri s’accosta a l’oggi
E l’oggi al domani!
Si disserrano le porte del suono:
I cardini vibrando attraggono
Gli orizzonti e assordano
Montagne pianure fiumane!
Né pianeti né stelle,
soltanto
Un bagliore di firmamenti
Ch’esplodono in luce ed in
suono…
Di novello, armonioso
Inizio esordiscono
Fanciulleggiando i Mondi,
Giovenilmente danzano
i vecchi,
Antichissimi
Mondi,
Al vento sciolgono le fluide
Chiome canute.
Alle carole s’accompagna
D’insondabili sfere il moto
perenne.
Immortali fanciulli,
Giovani imperituri,
Saggi veglianti
D’enfasi spogli,
Senza sosta danzano!
Danzano i
Mondi
La danza dedalea,
La danza della bella Arianna…
Un vortice torvo travolge
Chi si compiacque nell’asservimento
E dell’andirivieni
Fece il suo passatempo!
Ma chi, svincolato, osa
E giunge il centro
Ed ivi, trafitto il portento,
La stregonica maschera,
Sopprime del tempo il muggito,
Nessuna vertigine
Costui travolge, né vortice.
Voialtri, Signori d’Alto Affare,
Presidenti e Onorevoli,
Stucchevoli Presidentesse,
Deputati, dall’A alla Zeta,
Capipopolo e Capicomici,
Capifabbrica e Capibanda,
Voi Capoccia e Governatori
Sempre avvezzi agli andirivieni
Non v’immischiate nelle
fantasticaggini
D’un poeta demente!
Oh, lasciate solo a me il piacere,
Fatuello novizio,
Di sgranchirmi le gambe!
Perduto è il giorno senza Danza.
F. Nietzsche

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DOVE PARLA IL VOLTO DI PIETRA
O UOMO. . . UOMO!

TALE FOSTI UNA VOLTA

QUANDO ERI UNO COL CIELO
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OGGI SEI COSì
Un terrigeno massmediale
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D O M A N I
?
NO! NON SARA' POSSIBILE.
DUNQUE
SARAI COSì

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"certo e’ par qui che la natura voglia spegnere la umana spezie,
come cosa inutile al mondo e guastatrice di tutte le cose create"
Leonardo
PARLA IL VOLTO DI PIETRA
IL VOLTO DI PIETRA : - Da millenni, da quando gli sciamani di una potente Nazione d’Uomini mi scolpirono su questo fianco roccioso del Monte e mi trasmisero la vista e il pensiero, ho visto trascorrere le loro generazioni.
Uomini luminosi e saggi, uniti al cielo e dediti al bene, osservanti giuste leggi dominarono per secoli costaggiù le valli. Costruirono meravigliose e armoniose città; in esse si svolgevano eventi e feste che riflettevano la saggezza e il retto agire di giusti governanti, unitamente alla feconda operosità delle genti.
Uomini ancor lucenti e riflessivi, non lontani dal cielo, istradati sulla via del bene e guidati dai saggi, obbedienti alle leggi, ho visto passare. Questi, però, inclinavano al favoloso e al fantastico e ciò spesso ne faceva degli avventurieri. Iniziarono così a svilupparsi brame particolari e di conseguenza si accrebbero in essi gli egoismi. Ciò andò a scapito dell’armonia.
Uomini, poi, superbi, alieni dal saggio agire, infransero quell’armonia che reggeva le genti. Presero a strappare i metalli dal seno della Madre Terra, ne fecero armi crudeli e, sprezzanti del cielo, pretesero di combattere, non solo tra di loro, ma persino contro gli Immortali. Triste la loro esistenza, nera la fine.
Sopravvenne poi, una generazione di uomini giusti. Questi, memori dei loro Padri luminosi e saggi, vollero ritornare al modello di vita degli avi. I loro governanti, consigliati da saggi anziani e coadiuvati da sacerdoti dediti ad una vita casta e onorata, formularono leggi severe ma giuste, obbedendo alle quali si custodivano integrità e libertà pubblica, e quelle dei singoli. Non solo erano dediti all’utile, ma essi coltivavano anche arti belle ed educative.
Nel mondo era pur rimasto il malvagio stampo della superbia e della crudeltà. In questo, s’insinuò un Demone d’aria infuocata desertificante, che avanzando inaridì in quelle genti le gioie dell’armonia e dell’animata natura; Uomini saggi tentarono ancora la via del cielo per ricacciarlo nel deserto, cercando di richiamare sulla terra il modello divino degli avi. Ma un’astruseria malsana, imperversando, fissò in dogmi, astratti dalla vera natura dell’anima umana, le credenze delle genti e, tumultuando stravolse l’ordine cosmico; le proiettò dalla sacralità della prova terrena verso un cadaverico aldilà. Si scatenarono persecuzioni, roghi e sanguinose guerre, ma gli uomini, proni nel fango, non riuscirono a ritrovare la via del cielo.
Oggi vedo ombre d’uomini in gregge e, per quanto scruto da quassù, dovunque disarmonia, ingiustizia, corruzione, rovine e l’opera nefasta di perversi tirannici sopraffattori. I pochi animati da buona volontà cedono ovunque. Esaltati profeti, vantandosi risanatori del mondo, creano fallaci illusioni. Armi di distruzione, mai viste prima, incombono sul destino delle cieche masse; e queste sono trascinate dal terrore.
Sempre più spesso visioni orrende mi oscurano la vista e turbano la mia mente di granito.
Allora volgo altrove questo volto di pietra.
Eppure, sento a volte nel petto appena abbozzato nella roccia, come il pulsare d’un embrione, il battito di un cuore che si risveglia e… ricorda!