INGENS MOTUS

INGENS MOTUS
A confronto, i moti, le agitazioni, le rivolte, i turbamenti degli uomini non sono commensurabili ai moti della terra, del sole, della luna, degli astri tutti. Eh… vogliamo evitare la vertigine!
“Principes dei Caelum et Terra”… Il Cielo e la Terra sono gli dei supremi, ci ricorda Varrone. Ma siamo rimasti in pochi, pochissimi, ad avere in considerazione le sue parole, queste testé riportate. L’alta velocità, i viaggi nello spazio, il telefono cellulare nelle tasche di tutti, la prossima (dicono proprio così!) colonizzazione di Marte, han fatto davvero girar le cervella del signor Pocosenno. Abbiam letto giusto sui giornali e sulle riviste, COLONIZZAZIONE DI MARTE! intendete bene, il pianeta rosso che se ne sta lassù nudo come “quel dio” l’ha fatto condensandovi la sua potenza, dovrebbe subire l’affronto d’un incosciente desolante animale con due piedi e delle sue fetenti deiezioni. Mah! ... Se saranno in grado, ci vadano pure… Ci troveranno un’oste schierata, con la quale dovranno fare i conti… È proprio così, l’insanus amens si ritiene ormai il padrone del mondo; e materialmente, itaque inconsiderate.
La Terra e il Cielo, sunt dei magni …
Divi qui potes
Dei munifici, dalle loro rivendicazioni non si scampa. Non c'è da scherzare.
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27 OTTOBRE, MATTINO – Il sole risplende tra bianchissimi cirri che se la viaggiano in una serica lucentezza; la valle, ridesta nel sole, è venuta tutta fuori dalla nebbia e tra tanto verde gli alberi caducifogli mostrano ancora intatte le chiome dorate; gli uccelli han ripreso i loro canti; il cielo è d’un azzurro illibato. Armonie autunnali! Eppure iersera era livido, ché tutto il giorno non si era visto il sole, e così dall’alba al tramonto. Quel sole che nei giorni precedenti, il martedì e il lunedì, pure era rimasto assente e solo al tramonto s’era visto lentamente calare dietro i monti in un velario di bruma, simile a un disco di pietra bianca; e poi scomparire, quasi un astro sconosciuto, senza lasciar tracce di tinte rosate o viola sulle bigie nubi. Ed ieri la valle fu piena di nubi e di vento e quando subentrò la notte arse tutta della luce dei lampi; s’udiva un ininterrotto brontolio di tuoni e la pioggia scrosciante che dilavava la terra, e poi la grandine e il vento; un vento robusto e furioso che urlava tra i grandi alberi, tra i cipressi e i pini argentati e le querce, mentre le folgori attraversavano il cielo tra i bagliori dei lampi e, a tratti, se n’udiva lo scoppio fragoroso, seguito dallo schianto prossimo del tuono. Inatteso il colpo secco del tridente... Un muggito, e la terra si scuote tutta; la casa di pietra e di travi oscilla come un sol blocco di roccia. Poi, il moto s’arresta nel buio profondo, mentre continua tempestosa la pioggia né arretra l’urlo del vento.
Ma stasera, ventisette di ottobre, al tramonto il sole era un gran sole con un’aura luminosa e ha lasciato nel cielo limpido una tinta di rosa. Qui nella valle si procede alla bacchiatura e alla raccolta delle olive e, in tanto moto, l’animo e il polso si raffermano.
ANIMUS FIRMUS
