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LA SPIGA DEL VECCHIO CATONE

                         

 

 

LA SPIGA DEL VECCHIO CATONE

 

  Explodatur haec quoque somniorum divinatio pariter cum ceteris. Nam, ut vere loquamur, superstitio fusa per gentis oppressit omnium fere animos atque hominum imbecillitatem occupavit. Quod et in iis libris dictum est, qui sunt de natura deorum, et hac disputatione id maxume egimus. Multum enim et nobismet ipsis et nostris profuturi videbamur si eam funditus sustulissemus. Nec vero (id enim diligenter intellegi volo) superstitione tollenda religio tollitur. Nam et maiorum instituta tueri sacris caerimoniisque retinendis sapientis est, et esse praestantem aliquam aeternamque naturam, et eam suspiciendam admirandamque hominum generi pulchritudo mundi ordoque rerum caelestium cogit confiteri. Quam ob rem, ut religio propaganda etiam est quae est iuncta cum cognitione naturae, sic superstitionis stirpes omnes eligendae. Instat enim et urget et, quo te cumque verteris, persequitur, sive tu vatem sive tu omen audieris, sive immolaris sive avem adspexeris, si Chaldaeum, si haruspicem videris, si fulserit, si tonuerit, si tactum aliquid erit de caelo, si ostenti simile natum factumve quippiam; quorum necesse est plerumque aliquid eveniat, ut numquam liceat quieta mente consistere. Perfugium videtur omnium laborum et sollicitudinum esse somnus. At ex eo ipso plurumae curae metusque nascuntur…” CICERONE, De Divinatione,L.II,par.72

 

 

   Superstizione, vigliaccheria son gravi difetti dell’animo che inducono l’uomo a comportamenti irrazionali e soprattutto lo separano dalla consapevolezza e da ogni responsabilità; ma ugualmente accade quando la temerarietà trascina l’individuo ad agire alla brava, vantandosi di capacità che non possiede o di disporre della bacchetta magica per un poco credibile istantaneo, prodigioso mutamento dei tempi. Sia in cospetto del codardo che dello smargiasso, nulla mai cambierà. Né l’uno né l’altro posseggono il governo di sé; non essendo capaci di comandare a sé stessi e quindi di bastare a sé, come possono far osservare e rispettare agli altri una sana autarchia? Autosufficienza spirituale, politica, economica. Questa autosufficienza ben risolverebbe i problemi del mondo, le situazioni complicate, retoricamente dette difficili, in ogni campo, in ogni specifico settore della società umana.

   Qualcheduno ci riprenderà: semplificate troppo! Eh già! Semplificare richiede impegno, sforzo, anche ardimento, coraggio, perché devi attivamente interessarti e non pigliare a gabbo i problemi tuoi e degli altri e, per far questo, devi necessariamente semplificare; ridurre alla formula più semplice possibile per trovare la giusta e pronta soluzione, quella che esaurisce il problema. Il “qualcheduno” insisterà: non siete convincenti! Eh già! Lo abbiamo forse sottinteso, semplificare non si può senza capire profondamente, senza superare con la buona volontà gli ostacoli, senza lasciarsi prendere dalla preoccupazione di non riuscire e, soprattutto, occorre la consapevolezza e la certezza di fare bene. Non c’è modo di semplificare, senza amore per la sintesi e la compiutezza. Ma la vita è così complessa, le necessità, i bisogni, i conflitti da superare, i grandi modelli organizzativi da approntare et cetera! E’ tutto così difficile, complicato, insiste il signor “qualcheduno”. Eh già, la complicazione! Le difficoltà da superare e che diventano insormontabili a causa di questo imprevisto, e di questo e quest’altro accidente. E i turbamenti della coscienza, la sensibilità scossa da questa o quest’altra convinzione e l’interesse acuito dal complesso dei problemi, morali, giuridici, sociali? Ahi! Il complicare, e di conseguenza l’indecisione, il dilemma, che intricano e rendono tutto sempre più problematico. La complicazione! Non t’ accorgi che rende più difficile il tuo agire, insicura la tua condotta? Hai complicato la tua vita e la vita di chi fidava in te. Sei stato avvezzato alla pigrizia dell’essere complicato e quindi all’inazione, alla mancanza di attitudine per il risolvere. Ti lasci conformare alla sopportazione della dappocaggine e quindi sei divenuto scrupolosamente rispettoso d’ ogni sorta d’incapacità. I fur…bi (dolosi) ne profittano e la gente incapace trova utile perdervisi, perché nella confusione è difficile appurare le responsabilità e i responsabili. Se ci scappa il capro espiatorio non guasta, a dir dei detti umanoidi o bipedi calzati che dir si voglia, occorre per normalizzare! Ma così è ben dimostrato che la complicazione genera sempre la confusione; la complicazione, infatti, porta alla mancanza di chiarezza. Tutto è confutabile, tutto può essere contradetto, impedito; fino a giungere alla perplessità e alla incertezza della scelta. Mescola e rimescola, più non sai dove battere il capo. Non trovi più sostegni, appoggi. In te non trovi certezza alcuna, e fuori ti trovi travolto dal disordine. Ma il confusionismo è oggi prassi e ideologia imperante.

   Simpliciter dicimusaperte et brevitersimplicitas est facilitas, semplicità è prontezza.

   Promptus è il participio del verbo promois, prompsi, promptum, ĕre, che ha il significato di trar fuori, estrarre; l’oraziano obscura promere significa portare alla luce (porre innanzi agli occhi) ciò che è nella oscurità. Il primo significato di promptus, qualificativo, è appunto evidente, visibile, palese, poi, con riferimento alle persone, assume quello di pronto, disposto, disponibile, energico, risoluto. Quindi il contrario di abscondere, ascondere, che significa sottrarre alla vista altrui. La confusione è annebbiamento, offuscamento, rende tutto piatto, restringe ogni volume, appiatta, e così nasconde, cela; nella confusione ci si nasconde, ci si appiatta senza fatica, vi prolificano i furbastri e gli inetti. E tutto vi si appiattisce, cioè si livella, si uniforma, si massifica. E’ il totalizzante livellamento culturale delle tirannidi democratiche, che costringe gli animi e le menti delle persone sprovvedute ad un catagogico destino.

    All’abbrutimento dell’uomo corrispondono società in tutto e per tutto indirizzate alle attività lucrative, fino al malaffare. Tali società abbisognano di masse di asserviti e i furbi-dolosi son provveduti dei più sottili accorgimenti per mantenerle in stato di schiavitù. La mente dell’uomo asservito è una mente che si riduce alla elementarità, alla soddisfazione dei bisogni, le necessità corporali. A tal punto i levantini fanno intervenire i loro aruspici modernizzati, i persuasori occulti, clero esperto in mass media; questi riducono tutto ai moti, agli stimoli istintivi (istintivo: senza riflessione) quindi giocoforza elementarizzano, operano un diabolico ‘semplificare’, in aiuto… alla offuscante confusione!           

   Accade contemporaneamente che si diffonda la superstizione, sia perché le anime si allontanano dal senso genuino della religiosità, sia perché le religioni dominanti decadono anche dalla più labile parvenza del sacro, sotto la pressione dei mass media e del soverchiante scientismo materialista. Sappiamo da Cicerone che pur ai suoi tempi la superstizione dominava le menti deboli e timorose, malgrado l’antica Religio mantenesse ancora intatto lo spirito tramandato dal culto avito. Oggi che un sincretismo orientaleggiante è giunto al culmine del suo sviluppo ma anche al grado più alto di consunzione, l’ignoranza spirituale, l’imbastardimento dei credi e delle fedi, già di per sé insite nelle latrie oggi prevalenti, producono oscure credenze superstiziose. Tra queste credenze malsane si manifestano anche forme saccenti, altre fantasiose e stravaganti, crepuscolari e tuscaniche, alcune addirittura millantatrici, grossolane e politicheggianti di ‘paganismo’; tutte cose ibride che nulla hanno a che vedere con Roma e la sua veneranda Religio. Suggeriamo ai giovani di scansare tali suggestioni, perderebbero tempo prezioso, di misurarsi invece con studi seri, di leggere con attenzione le pagine dei maestri della tradizione; raccomandiamo anche la massima prudenza, mai troppa in questi tempi torbidi, nella scelta del proprio comes (com, cum, eo) e sodalis, iniziando dalla voce interna, che sia una vox clara. Scivolate a occhi chiusi, amici, sui facebook più farneticanti, melliflui o melensi e preferite leggere i libri di studiosi seri, ce ne sono di interessanti e rispettabili.   

   Questo torbido sommovimento di cui abbiamo detto e che investe anche altri campi, culturali, geopolitici etc., e non solo in senso negativo, perché si nota anche il propagarsi di indizi, di segni concreti che già delineano la possibilità di un cambiamento innovatore e restauratore. La consegna, la trasmissione, la traditio, non può venir meno. In questi passaggi, in questi varchi, si richiedono coraggio e decisione, ma anche l’affrontare sforzi straordinari, e non possono corrispondere, a tal seria vicenda, fatui santoni, guru vanerelli, intellettualoidi, confabulatori, esaltati narcisi, ostinati millantatori, spaccamonti rigidi con la targa sul petto. Occorrono allievi di Marte, guerrieri.

   Vero guerriero, in specie oggi, è colui che, libero e fermo nell’animo, determinato nella virtus e nella fides, agisce pie, con ponderata prontezza, senza vanterie, senza collera, senza infiammarsi di passione alcuna, senza interesse particolare, ma ben deciso a sfuggire a questo mondo di schiavitù, larvale, illusorio, per la conquista di una superiore umanità e di un radioso ordine ove iniziarsi alla vita  r e a l e.

   Nel DE SENECTUTE di Cicerone il vecchio Catone racconta: “Sebbene mi dia diletto non solamente il frutto, ma anche il vigore e la natura della terra stessa, che, quando raccoglie nel suo grembo smosso e morbido il seme gettatovi, prima lo tiene ricoperto, e ciò è detto erpicatura, indi, riscaldato dal vapore ch’essa esala e dal suo pressare, lo dispiega e da esso cava fuori una verdezza erbacea, che salda sulle radici lentamente cresce e poi, levandosi sul gambo nodoso, quasi pubescente viene avvolto da guaine; quando vien fuori da queste guaine, produce un frutto strutturato in SPICA, che si difende contro le beccate dei piccoli uccelli con una serie di reste a schiera.” Meravigliosa rappresentazione della natura vivente che manifesta alla luce del sole la sua occulta intelligenza. Il verde filo d’erba, che venuto fuori dalla nera zolla, cresce, si leva sul gambo e diviene la spiga, e questa si arma di una schiera di reste… per difendersi dall’aggressione dei voraci granivori, insegna qualcosa d’importante all’uomo. Basta saper leggere, e raccogliere l’insegnamento. Un vero guerriero lo intende subito, perché lui stesso è la spiga.

 

 

 

A X I S

 

 

 Compiutezza, sintesi sul vertice

 

 

Nel vortice della rotonda verità,

 

 

Ove fisso è l’asse.

 

 

Un cerchio, e dentro il puro semplice

 

 

Che, a punto, è l’ASSE,

 

 

Quel che spinge e guida.