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RITORNO AL NONSENSE?

                        

 

 

AVVERTENZA

 

 Al lettore frettoloso: abbia la cortesia di soffermarsi per una manciata di attimi a legger l’inizio e la coda dello scritto, per poter assaporarne il nonsense.

 

Al lettore attento: legga il tutto impiegandovi anche un tantino di distrazione, per evitare critiche pedantesche che possano danneggiare l’inaccessibile baule da viaggio. 

 

 

 

 

 

Valori falsi e parole folli: ecco i peggiori mostri per i mortali:

il destino dorme a lungo ed attende.

Nietzsche

 

 

 

 

 

R I T O R N O  al  O N S E N S E?

 

 conoscersi aver senno uomo assoluto

                                         ERACLITO

 

 

   Alcuni lettori ci invitano a riprendere il racconto del nonsense; sì, detto proprio così; infatti, ci scrivono che han trovato quelle narrazioni piacevoli. Noi non abbiamo mai nascosto di essere entusiasti ammiratori del medico di Montpellier e di aver sempre apprezzato il suo gusto del comico e del paradosso, della novelletta ridanciana, e addirittura d’invidiare tal sua inesauribile risorsa. Si sa, il riso fa buon sangue e François, che era un sapientone, sapeva ben muovere il riso; tenteremo pertanto di riavvicinarci al sublime maestro e, se sentiremo che da tal guida ci vien sorretta e diretta la mano, arrischieremo, ma solo dopo aver mandato giù un’abbondante tazza di mercuriale e con la dovuta circospezione per non confonderci e, disattenti, sbagliare la pozione.

   A noi non piace mettere in caricatura, ridicolizzare, demonizzare, e questo era anche il costume di Alcofribas Nasier; né ci alletta andare in giro con il caricaletame, la qualcosa equivarrebbe ad autocondannarsi a una fatica pari a quella mitica di Sisifo; non ti curar… ecc., diceva il buon Vate antico. Ma a tirar fuori dal covo, ove s’ asconde, la paradossalità (= insensatezza), ciò riteniamo utile farlo, perché oltre che divertente è anche istruttivo, o meglio, salutifero. È già un inedito tuffo nel nonsense andare ad esaminare il significato delle parole paradossalità e paradosso. La prima, moderna, definisce infatti lessicalmente il modo di comportarsi   e i modelli di vita della società in cui oggi viviamo: le magagne dell’odierno opinare e del suo manifestarsi son tutte insite, anche se può apparire una stranezza, nei significati del vocabolo. L’altra voce, invece, enuncia il contrario e suggerisce la possibilità di opporvisi, e di distinguersi con l’intervento dell’inaspettato, con l’atto e il motto strabiliante: diffonder sconcerto nell’ordinario imbelle, gettare il guanto di sfida al piatto, confuso, comune sentire?

paradossalità s. f. - [il fatto di essere paradossale] ≈ assurdità, contraddittorietà, illogicità, incoerenza, incongruenza, insensatezza, irragionevolezza, irrazionalità.

paradòsso agg. e s.m.[dal gr. παράδοξος, ον : παρα-nel sign. di «contro» e δόξα «opinione»; come sost., da παράδοξον (neutro sostantivato)]. – Che va contro l’opinione o contro il modo di pensare comune, e quindi sorprendente, inaspettato, mirabile, straordinario, incredibile per il sentire comune.

   Mettete ora da parte i vocabolari italiani e prendetene uno latino; soffermatevi sull’aggettivo insanus, suoi significati in italiano: insano, furioso, smoderato, invasato; e anche sull’aggettivo demens, demente, insensato. Questi aggettivi latini sono qualificanti negativi e li si ritrovano appunto nel concetto di paradossalità; perciò il contenuto semantico di tal vocabolo è l’insensato, l’irragionevole, l’incoerente; per l’appunto i qualificanti la moderna società mondialista e il suo criminoso reggimento!

   Il nostro nonsense, per essere incisivo ed efficace, dovrà quindi sfidare tutto ciò che è insanus demensque, l’oscura indolenza del tamas;dovrà costituire una sfida alla ‘paradossalità’, cioè una sfida all’insensatezza, all’irragionevolezza, all’incoerenza; una sfida chiara al pensare volgare, al degrado della condizione sociale comune, all’andazzo brutalmente livellatore, oggi dominanti; il tutto per di più artatamente bloccato nelle strette della contraddittorietà, della incoerenza e, cosa mostruosa, d’una dommatica contro natura. Deviazione, ormai, da ogni giusta norma; nel disumano oblio d’un Cosmo ordinato e luminoso, nel dispregio dell’esigenza spirituale nella vita dell’uomo. Il nostro nonsense deve perciò rivendicare a sé il paradosso, anzi deve incarnare il paradosso, l’andare ostinato contro il modo di pensare e di esprimersi stereotipato, divulgato e inculcato dall’ oscura idolatria del democratismo mondialista senza alcuno scrupolo etico, soprattutto attraverso i mass media. La società come oggi la vediamo è squilibrata, dissestata, in pieno disordine, non conosce la giusta proporzione, il che la porta ad essere irresponsabile, disavveduta, sconsiderata. Tutto questo, in una parola, può definirsi dissennatezza. La dissennatezza è l’abdicazione (spaventoso scrivere rinuncia) dell’uomo all’intelligenza, cioè alla capacità di ampliare la sua consapevolezza e condursi alla conoscenza dell’Ordine divino, per conseguentemente ottenerne il riverbero nel reale e degno assetto dell’umana società. La sconsiderata e sviscerata passione per la materialità, la materializzazione della vita e della condotta umana, han già trascinato l’uomo in una situazione degenere e senza sbocco. Ciò l’ha ormai reso imprevidente, cioè incapace di guardare davanti a sé, per aprirsi la strada ad un avvenire sicuro su un pianeta che torni ospitale; tanta imprudenza può essere solo foriera di un immenso disastro, il crollo totale della civiltà. E sarà infine la legittima rivolta della Natura contro l’insufficienza umana. La tecnologia sussisterà con la barbarie; la Tecnocrazia anzi favorirà l’inciviltà, infatti essa tende ad elementarizzare, per andare incontro, con il semplicismo, alla primitività delle masse e conservare su di esse il controllo appagandone i desideri e i bisogni. Un mondo uniforme e nel contempo disarticolato, quello dei tecnocrati e delle finanziarie, grigio, monotono, precocemente incanutito, disfatto.

   Il Disgregatore con i suoi scagnozzi, pretume senza umana dignità, sugge, ingrassa e sogghigna. Il Disgregatore è un dissoluto che gode dei densi cupi crepuscoli, dei declini squallidi, della caduta rovinosa dell’uomo.  

   E, a voi? ... Sta bene dimagrare, isterilire, perder memoria dell’identità vostra e della patria origine, assistere alla depravazione dei vostri figli, all’umiliazione dei vostri prossimi, alla distruzione della vostra ricca, millenaria eredità culturale? Sta bene a voi perder completamente la speranza della salute: disumanare? Senza contrastare, senza lottare. E tal grave sciagura nemmeno avvertirla con istintiva, disperante drammaticità, ma subirla in anestesia?

   Allora, decidiamo! Ritorniamo al nonsense? Non semplicemente e solo come costrutto letterario; prendiamolo in considerazione, ma a scopo educativo e, soprattutto, trattiamo d’un esercizio informato al recupero del prezioso senno, non trascurando le briciole. Infine, non teniamocelo in serbo per noi soli, lettori che ci esortate, ma estendiamolo a tutti coloro che ci appaiono seriamente interessati. Il nonsense, un rimedio paradosso contro i sensi bruti, appetenti, che uccidono l’intelletto   puro   e lucente. Il nonsense che rifiuta il deviante, comune, trito, usuale sentire. Il nonsense, cioè il paradosso, il perspicace paradosso che ci porta oltre le bramosie e oltre il volgare successo e ci promuove agli alti sensi, superata l’ignoranza e abbandonata l’avidità. L’annullamento di ogni cupida attesa dei sensi, la vanificazione del comune pensare e appetire. Il vivo desiderio e il piacere di aver tutti e cinque i sensi educati, temperati e sani perché ci raggiunga l’inatteso, perché appaia il Sorprendente (mirus). Sì, occorre far proprio, conquistare, ciò che sta al disopra dell’ordinario che ha perso ormai ogni attrattiva e valore, porsi al difuori delle logore, marcite consuetudini. Realizziamo il Sorprendente che accresce, che impone di eccellere, che vuol sia preminente nel mondo il Senno; imprudentiainsipientia, inconsultum: uomo mancato; Prudentia, Sapientia, Consilium: l’Uomo. Il Senno, il senso alto dell’Uomo, il senso dell’Intelletto, che non va abbandonato alle suggestioni massmediali, che non va portato all’ammasso, consegnato ai manipolatori. Senso divinante virtù e conoscenza, facoltà preziosa che va coltivata e custodita con continua cura. Scopriamo così, con sollievo, che il rifiuto dei sensi volgari, del senso addomesticato, dei sensi asserviti alla materia, questo rifiuto è il Non senso: recusa dell’insensatezza di questo mondo deviante! E, proseguendo scopriamo addirittura che il Non senso sono proprio i sensi sani, redenti e recuperati alla conoscenza e all’avvento del Sorprendente, il mirus, il mirabile Senno: l’alto Senso divinante virtù e conoscenza.

   Bene, proviamoci! E’ scomparso dal mondo oggi il nobile Senno, dove sarà, nel fondo remoto di qual carsica fenditura, di qual pozzo cavo e buio? Impegniamoci, ma con serietà, nella ricerca; altrimenti da quelle fenditure, dal fondo di quei pozzi non verrà fuori altro che melma e tanfo.  Da gole avide flatulenta menzogna; s’affollano i negromanti, e nera sabbia scorre nelle clessidre quando Militta ha stabilito il suo regno.

   Un’arma ci occorre, facciamo del nostro nonsense uno stiletto acuminato: il Non senso.

   “L’armi, qua l’armi…/ Dammi, o ciel, che sia foco/ Agl’italici petti il sangue mio.”  Così gridava Leopardi nella sua canzone All’Italia.

   Solo per timore si pone tanta remora a far delle nostre menti e dei nostri cuori quelle armi invocate che possano trasmetter fuoco agl’italici petti? Siam davvero così pavidi?  Così poco non senso abbiamo in serbo?

 

 

Umberto Boccioni - Visioni simultanee
Umberto Boccioni - Visioni simultanee

 

 

 E questa è per me percezione: tutto ciò ch’è profondo deve elevarsi alla mia altezza.

Nietzsche