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ROMANI CASTORES

                       

 

R O M A N I   C A S T O R E S

 

 

   “Il dittatore vola dai cavalieri, scongiurandoli, poiché i fanti sono esausti, di scendere da cavallo e d’ingaggiare il combattimento. Essi obbedirono al comando: balzarono da cavallo, si slanciarono in prima linea e opposero gli scudi agli antesignani. La fanteria riprese subito coraggio, quando vide che la gioventù patrizia combatteva la sua stessa battaglia dividendo con lei i pericoli. Allora i Latini finalmente furono costretti a cedere, e ripiegarono battuti. Ai cavalieri furono condotti i cavalli, perché potessero inseguire il nemico; anche la fanteria li seguì. Si narra che a questo punto, non volendo trascurare alcuna forza, né divina né umana, il dittatore facesse voto d’innalzare un tempio a Castore, e promettesse premi al primo e al secondo soldato che fossero entrati nel campo nemico; e fu tanto l’ardore dei Romani, che presero l’accampamento con lo stesso impeto con cui avevano sbaragliato il nemico. Così si combatté presso il lago Regillo. Il dittatore e il maestro della cavalleria tornarono a Roma in trionfo.” (Livio, Ab Urbe Condita, II, 20)

 

   Così, nel racconto liviano, si conclude la leggendaria battaglia del lago Regillo. Il duce dell’esercito romano era il dittatore Aulo Postumio Albo, che per la vittoria conseguita fu poi soprannominato Regillese. Quella battaglia fu importantissima nella storia di Roma. Il despota etrusco, Tarquinio il Superbo, tramava per riprendere il trono. Rifugiatosi a Tuscolo presso il genero Ottavio Mamilio, dittatore della città, ormai da tre anni circa, con l’aiuto di costui e dei fuoriusciti Etruschi preparava la guerra contro Roma, aizzando le città Latine riunite in una minacciosa lega. Con quella vittoria Roma batteva definitivamente la supremazia politica e militare etrusca su quelle terre e pacificava le città della Lega latina, alla fine sue alleate. Il glorioso fatto d’armi rappresentò pur l’allontanamento dell’influenza e d’ogni costumanza asiana affermatesi per lungo tempo tra le genti italiche.

    Si diffuse poi la leggenda dei due giovani guerrieri montati su bianchi cavalli che, irrompendo nel combattimento, incitavano i legionari romani determinando così la sconfitta della torva alleanza etrusco-latina; più tardi nel Foro romano sostavano presso la fonte Giuturna ad abbeverare i cavalli, dando il lieto annuncio della vittoria. Questa leggenda è indubbiamente di epoca successiva e giunse dalla Magna Grecia dove era nata, perché risalente ai tempi della battaglia tra Locri Epizeferi e Kroton avvenuta oltre 150 anni prima presso il fiume Sagra, quando i Dioscuri su bianchi cavalli, si narrava, apparendo tra le fila Locresi, avrebbero trascinati questi alla vittoria portandone poi l’annuncio tra le mura di Locri.

    Trattasi di un bel racconto allegorico. E noi, raccogliendo il senso più riposto della leggenda, vogliamo nuovamente narrarla. Seguiamo perciò questi “Lacedemoni” nel pieno dell’azione bellica…

 

   “Tum ad equites dictator advolat, obtestans ut fesso iam pedite descendant ex equis et pugnam capessant. Dicto paruere; desiliunt ex equis, provolant in primum et pro antesignanis parmas obiciunt.”

 

   Il duce romano è sereno, la sua attenzione desta, pronto il suo giudizio, preciso, tempestivo l’ordine; una rapida mossa, i cavalieri eseguono, si rianimano i fanti. I Gemini sono presenti. Si realizza la vittoria.

 

   “Ibi nihil nec divinae nec humanae opis dictator praetermittens aedem Castori vovisse fertur ac pronuntiasse militi praemia, qui primus, qui secundus castra hostium intrasset…”

 

   Imperterrito il romano a tal punto manifesta la sua religio, cioè la sua probità e la sua lealtà, pietas et iustitia; “nec divinae nec humanae opis dictator praetermittens”, non volendo trascurare alcuna forza, né divina né umana, vota un tempio a Castore, patrono della cavalleria, e un premio alla forza e al coraggio umano; premio ad un’ardita coppia di militi, il primo e il secondo a fare irruzione nell’accampamento nemico. Il duce sa che è giunto il momento di sancire la vittoria. I Gemini sono presenti. La vittoria è annunciata.

   Ma non trascuriamo la leggenda, ogni leggenda nasconde segreti. Cerchiamo di raccoglierne qualcuno. E non è forse leggendario, criptico, il nome stesso del generale vincitore, del Regillensis?

    State attenti! Quando trattiamo la leggenda non significa che annulliamo o riduciamo l’evento storico a tutto vantaggio del fantastico o del meraviglioso, ma semplicemente che lo sottraiamo all’usuale, comune osservazione; lo liberiamo dalle scorie dell’ordinario, cioè, in sintesi, dal profano, volgare storicismo moderno. Non dimentichiamo che andiamo confrontandoci con narrazioni di eventi compiutisi in tempi arcaici, quando la costituzione dell’uomo, la struttura della stessa vita associata erano diverse da quelle dell’uomo d’oggi. Le narrazioni di quegli eventi sovente le troviamo arricchite di un sentire diverso, singolare, che possiamo definire straordinario. Occorre, nello studio dell’antiche gesta, disporsi a sollecitare in sé tal diversa sensibilità per raggiungere la giusta comprensione e arrivare a cogliere quella visione del mondo. 

   Non osiamo toccar nulla della narrazione di Livio, non vogliamo toglier nulla alla leggenda dei Tindarici, narrata d’altronde da Dionigi D’Alicarnasso in Antichità Romane; soltanto, adunando i suoni delle sillabe, delle parole, dei nomi antichi, le immagini che esse ci trasmettono o meglio, forse, che ci affidano o suggellate ci consegnano, continuiamo la nostra narrazione.

    Ebbene, par che intendessimo riguardar più da vicino lo storico nome del leggendario duce!

    Aulo Postumio Albo… Non vi par esso un nome fiabesco, favoloso?

 

   AULO -  αὐλός, antico strumento musicale greco a fiato; in latino aula, ae, sempre il flauto, è femminile come l’omonimo aula, ae, corrispondente greco αὐλή, col significato di atrio, corte, luogo arioso. Questi sostantivi sono affini o comunque derivati da āēr, āĕris (greco ἀήρ), l’aria, l’atmosfera che cinge la terra; poi aura, ae, soffio, vento, aria, cielo. Il nome di persona Aulo ci riporta quindi al soffio, all’aereo, all’elevatezza, allo spiro, quindi all’animus; l’ănĭmōsus è il coraggioso, il magnanimo.

    POSTUMIO - da postŭmus, a, um, agg.sup. - ultimo, tardivo, detto anche di figli nati dopo il testamento o la morte del padre come riporta Varrone; dalla para (?) etimologia post dopo, e humus terra, cioè dopo sepolto il padre; simbolicamente, coloro che vengono alla luce dopo la in-umazione, in lucem excepti, tratti fuori dall’humus alla luce.

    ALBO - da albus, a, um, chiaro, nitido, che abbaglia l’occhio; sereno, che non è mai da affanno afflitto, anche negli eventi estremi, perché atra est cura.   

            

   Questi dunque i significati reconditi del leggendario nome, Aulo Postumio Albo, dello storico duce?

 

 

Si fratem Pollux alterna morte redemit,

itque reditque viam totiens

Virgilio, Eneide, VI-122

 

   Così Virgilio, in men di due versi,  riepiloga nell’Eneide la favola dei Dioscuri, che è la favola dell’Uomo.

    Nacquero da due uova partorite da Leda, regina di Sparta, moglie del re Tindaro. Polluce ed Elena dall’uovo fecondato da Giove, e pertanto immortali; Castore e Clitemnestra dall’uovo fecondato da Tindaro, e nacquero mortali.

    Gaio Giulio Igino brevemente racconta che i due fratelli regnarono in gran concordia. Accadde che Castore perì in una battaglia contro gli Ateniesi. Polluce chiese a Giove, e l’ottenne, di comunicare con il fratello la propria immortalità. Un giorno vivesse l’uno, un giorno l’altro. Giove li convertì in stelle e, nello Zodiaco, ne fece quella figura che viene chiamata i Gemini. Tal segno celeste si dilata tanto che, quando una delle stelle sale sull’orizzonte, l’altro rimane sotto. Tal fatto fa dire che per un tratto vive l’uno e per un tratto vive l’altro. E per quel tratto che Polluce muore recupera parte della vita mortale di suo fratello Castore. Alterna morte dice Virgilio, itque reditque viam totiens…

   E da due che furono, i nati dalle uova fecondate dal divino e dal mortale, vivono un’unica vita per alterna morte, alternanza necessaria alla nascita eterna.

    E qui torna lo storico leggendario nome, o se volete, il leggendario storico nome di Aulo Postumio Albo. Lo scontro del lago Regillo, la storica, leggendaria battaglia, e la straordinaria impresa dei leggendari Castori.