MARSTIUS
M A R S T I U S
Assorgi a me, o pensiero d’abisso, dalle tue profondità!
Io sono il tuo gallo e la tua alba: o verme addormentato, su, su!
Il mio canto deve ridestarti!
F.NIETZSCHE
È forte, rubesto, questo mese di marzo, anno 2017 (?); le sue giornate fredde, le sue giornate di sole primaverile o estivo, i suoi tramonti dalle tinte confuse ma dense, le sue notti di algida luna segnano la valle, i poggi e i monti intorno, d’un nitore tranquillo, nirvanico, non però nel senso ambiguamente mistico oggidì corrente. Il mondo, intendendo per mondo la imperversante contemporaneità, è meschino e spregevole, violento e sopraffattore, assuefatto, anzi convinto alla sregolatezza, alla scostumatezza e addirittura invogliato alla dissolutezza. In un mondo così illiberale, cioè privo di generosità, “progredisce” (per ricordate le magnifiche sorti e progressive denunciate dal Leopardi), ossia s’accresce la deboscia e il decadimento. La ipocrita “lotta alla corruzione” spesso annunciata, si esaurisce in conati giudiziari, ma è incapace di fermare la corruttela, il degrado culturale e dei costumi. Ma marzo non demorde, il suo genio, il suo talento prorompe in gelidi paesaggi, dà sfogo a venti impetuosi, a piogge torrenziali, a soli ustori. Giunge la prima rondine; s’odono le tortore querule che denunciano i loro amori e promettono prossime le nidiate; il gheppio mattiniero lancia il fulvo grido rapace; primiera tra gl’ insetti, l’ape legnaiola s’aggira e ronza intorno a un tronco rinsecchito; già fioriti, i pruni selvatici sfoggiano le belle tinte rosate e la giunchiglia i grandi fiori gialli; anche il mandorlo solitario s’è biancovestito. Marzo, il terzo mese dell’anno, ed una volta era il primo! Il primo perché compendia (cum, con e pendere, pesare, apprezzare) tutte le stagioni; sta tra l’inverno e la primavera, ma con i suoi geniali colpi di testa è in grado di colorar d’autunno l’inverno e di regalare giorni estivi alla giovanissima primavera. È il mese del buon Padre Marte e porta con orgoglio il suo nome marziale, perché ne sostiene le ardue fatiche e puntualmente, senza remore e freno, ma anche senza discingere mai la spada. La contemporaneità, destrorsa o sinistrorsa che sia, non più avvezza alla buona disciplina, caduto in disuso il vigore e il valore che facevano del mammifero dei primati un uomo, non ama Marzo, lo dileggia: è pazzerello, capriccioso, mutevole, inaffidabile e così via. Ma Marzo se ne frega e tira innanzi. E noi, per nulla affatto “contemporanei”, che vogliamo vivere un arcaico presente – l’antica semplicità –, un risoluto, veridico presente, futuribile su salde basi, noi saggiamente, passateci questo vanto, noi amiamo Marzo. Amiamo il suo gelo e il suo sole urente, le sue brezze profumate e feconde, i suoi venti furoreggianti e fustigatori, le sue tregue nirvaniche. È il buon padre d’una volta: una carezza e una vergata; premio ben meritato, giusto castigo.
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Cronaca – ANSA, Campania - 10 marzo 2017 – Sgominata banda rapinatori seriali minorenni: 21 colpi (ventuno azioni criminali) messi a segno, e pistola in pugno.
Cronaca – ANSA, Lombardia - 14 marzo 2017 – A Vigevano sgominata la baby gang terrore dei teenager. I bulli picchiavano e violentavano; vittima preferita un quindicenne fatto ubriacare e portato al guinzaglio per il paese. Le violenze esibite in chat come trofei. I protagonisti non appartengono a un mondo di marginalità sociale. Sono definiti dagli investigatori tutti “ragazzi di buona famiglia”, figli di professionisti, commercianti, impiegati, operai.
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Entra la stagione del grande cambiamento, intenso e impetuoso. Occorre rimuovere, spostare la mole invernale, la stazione dell’irrigidimento terrestre, l’intransigenza del gelo, prima che la natura vegetale e animale perda la propria scioltezza e agilità, esaurisca le vitali energie e si sclerotizzi irrimediabilmente, riducendosi inerte, inoperosa. Disgelare. Sono le fatiche di Marzo! E, nel contempo, iniziano anche le fatiche del guerriero, le Moles Martis...
Marzo, il mese primo, il mese del cambiamento, della rigenerazione del cielo e della terra, tempo della grande energia, della vitalità, del dinamismo, è lui, il Marte lucente, che realizza l’immane fatica, manda a effetto l’indispensabile, il ciclico provvido moto di rinnovamento.
Il superbo bipede, le turbolente ottuse moltitudini, se ne gioveranno, ma senza nutrire riconoscenza verso il divino ente che porta a compimento quel moto rinnovatore. Il materialismo, culto idolatra della materia disanimata, è dottrina e domma oggi dominante tra l’ammaestrate folle; il discendente del darwiniano quadrumane ha ingigantito il suo cervello insolente e s’appresta a sbarcare su Marte, il pianeta, per fondare laggiù il nuovo calendario, e chissà se ci sarà posto per marzo.
