ISTORIA DEL TUONO
I monti cingono i nudi profili
con cornici dorate, nei tramonti…
Uno spolvero d’ocra infin s'addensa
ed affioca il cilestro, onde poi imbruna.
Giunge la vespertina stella.
Ecco, Venere è sorta in un con Giove!
Splende sul vivace coro dei grilli.
Ci siamo con tali immagini congedati dagli ultimi tramonti di questo agosto e dalla insolita canicola; gli ultimi, perché in questa sera del penultimo giorno, il tramonto non si vedrà. Qui nella valle spira Volturno, il re dei venti, che con il suo soffio ha rivoltato la sorte serale, infatti livido è il cielo d’occidente, livido quello a settentrione e da un brumoso sud-est vengono verso di noi nubi gravide. Ed anche la voce del tuono ora si fa sentire tra i radi lampi; s’ode da occidente, gli risponde ancora il tuono da est. Sono voci bonarie, quasi fraterne, che provengono da due opposte sponde, ma unica è la fonte. E’ un brontolare continuo ma significante, è la voce di chi si consiglia per decidere sul mutamento. E’ necessario che il Cielo venga in soccorso della Terra assetata, della Natura accasciata dall’arsura. La vegetazione ha troppo trasudato, è tempo che ritempri le sue linfe; le fonti, i rivi, i fiumi desiderano rinfrescare le correnti, con acque nuovamente chiare, trasparenti. Occorre rimuovere il ristagno. L’atmosfera in moto si magnetizza, affascina, apporta benessere; anche nell’uomo si ristabilisce l’equilibro psico-fisico. Qui, in questa nostra valle, e in questo momento serale abbiamo l’impressione netta di un cambiamento deciso da una intelligenza consapevole; siamo contenti e pronti ad unire la nostra consapevolezza a quella vasta del cielo, chiara e anche, come si presenta in questi istanti, sonora, vocale.
Neanche vedremo il tramonto in quest’ultima sera di agosto. Dopo un’alterna vicenda di nuvole vaganti e improvvisi folgoranti raggi di sole, il cielo si è coperto, piove; ad occidente s’ode brontolare il tuono.
I Greci chiamavano βροντή, s.f., il tuono e βροντάω il tonare, quindi “brontolare” è la voce del tuono; voce onomatopeica, infatti l’espressione βροντησι - κέραυνος si riferisce alle nubi che celano nel loro seno il fragore delle folgori. La voce del tuono è dunque una voce alta, sonora, profonda, possente. È anche una voce antica, la voce più antica riteniamo, e altrettanto austera. Austerus ha radice in aus, risplendere, ma altresì bruciare nel senso di inaridire, e vi si può anche percepire il sovrappiù di una volontà audace e fiera. Quindi severità e rigore. Anche sfogliando un vocabolario italiano si troverà “brontolare” riferito al rumoreggiare del tuono e, in senso lato, con riferimento al linguaggio umano, “esprimere il proprio malcontento a voce bassa e sorda, o anche con parole distinte ma ripetute in modo insistente”. L’uomo, nelle tante sue disposizioni dell’animo, è anche in grado di appropriarsi, in qualche modo, della voce del tuono; e ciò annotiamo di sfuggita, dopo aver consultato un vocabolario.
Abbiamo trattato sopra, in questa pagina, delle entità divine del mutamento e ampiamente di Vertunno e di Volturno, nella precedente abbiamo scritto su Giove Statore e precisamente nei paragrafi - IUPPITER HAC STAT e IUPPITER STATOR - pertanto rinviamo a questi antecedenti. Ci tocca qui, però, in sintesi dire che, sebbene il mutamento appare inarrestabile, occorre l’intervento di una superiore entità che decida da uno stabile seggio, che provveda con imperscrutabile decreto; una volontà che agisca con severità e rigore contemperati da una suprema divina giustizia. Alla consapevolezza del Cielo, vasta e luminosa, folgorante, deve corrispondere la consapevolezza dell’Uomo, che ha maturato in sé il Cielo.
IUPPITER STATOR IUPPITER TONANS
Lo scrittore Svetonio nel suo De vita Caesarum, trattando del Divus Augustus, scrive: “Consacrò un tempio a Giove Tonante per uno scampato pericolo; durante una marcia notturna, al tempo della spedizione contro i Cantabri, un fulmine aveva colpito la parte anteriore della sua lettiga e ucciso il servo che lo precedeva con una fiaccola.” Questa ‘notizia’, che è stata spesso riportata anche su vari ‘Kalendarium’ editi in anni recenti, a nostro parere non è veritiera, è probabile che si trattasse di una leggenda; e Svetonio non è mai attendibile. Vero è infatti che nella dimora di Augusto sul Palatino, e precisamente nell’atrio, cadde un fulmine che fu considerato un segno fausto; Augusto vi fece impiantare una aedes dedicata ad Apollo dopo la vittoria di Azio contro Cleopatra. La pseudonotizia riportata da Svetonio è del tutto inattendibile. Augusto non può essere assolutamente ascritto nel novero... dei superstiziosi! alla stregua di un devoto clericale. L’inaugurazione del tempio Capitolino a Giove Tonante ci fu realmente in quel primo settembre del 22 a.e.v., e il culto fu fatto votare da Augusto, come già ai suoi tempi aveva inaugurato il Tonans Numa Pompilio in cima al Campidoglio. La voce imperiosa, autorevole del Auctor Fulgureus, del legislatore e garante della Giustizia, Tutor della provvida Res Pubblica, la voce del Tonante, il suo brontolare, un monens continuus strepere, su l’Urbe e sui suoi Cives.
Suprema, immortale consapevolezza, vivente coscienza del Cielo: avita, ridestata consapevolezza, vivente coscienza del Vir.
