LE FERIAE DELLA SALUTE

LE FERIAE DELLA SALUTE
la Bianca Dea
Obducuntur libro aut cortice trunci
Cicerone
Moriens liber aret
Virgilio
Osserviamo la sezione orizzontale d’un tronco d’albero. Vediamo, dall’esterno all’interno, la corteccia, il libro, il cambio, l’alburno, il durame e il midollo. La corteccia è il rivestimento esterno; il libro è la parte interna della corteccia; il cambio è lo strato che produce continuamente le nuove cellule tra il libro e l‘alburno (il buon dio Vertunno); l’alburno è la parte più esterna, in formazione, del legno (ancor lui); il durame è il legno già formato che ha funzione di sostegno, nel fusto, nei rami e nelle radici; il midollo, tessuto di riempimento e di riserva costituente la parte centrale dei fusti, dei rami e delle radici. Dobbiamo aggiungere, per esser precisi, che il cambio genera all’esterno il libro o floema e all’interno l’alburno: il libro o floema è il sistema capillare che trasporta la linfa elaborata dalle foglie a tutti gli organi della pianta, comprese radici, fiori e frutti, sistema espansivo che va dalla chioma fin giù alle radici; l’alburno è invece quel sistema capillare che trasporta la linfa grezza (sostanze elementari non ancora elaborate) dalle radici alle foglie, sistema ascendente. Questi processi linfatici nutrono l’organismo vegetale, l’albero, la pianta, il filo d’erba.
Ci occorre qui rilevare che i processi linfatici rallentano durante l’inverno, riprendono con forza all’apparire della primavera, s’accrescono con il rigoglio estivo, portando a compimento il processo vegetativo con le fioriture e il fruttare. Con la canicola, dal luglio all’agosto, tutta la vegetazione è sottoposta ad un’ancora più intensa attività delle linfe e di traspirazione. Non dimentichiamo che il vapore acqueo che forma le nuvole, viene per ben ¾ dalla traspirazione vegetale dell’intero pianeta e solo per ¼ dalle superfici marine. Se palpate una foglia nel momento più caldo d’una giornata canicolare, ne sentirete sui vostri polpastrelli la freschezza. Si avverte nella giornata estiva la tensione della natura terrestre che si protegge dalla doppia Fiera col doppio scorrere delle sue linfe. Il Sole è nel culmine del suo percorso e rafforzato da Sirio sollecita al massimo le forze terrestri e della natura tutta, compresa quella animale.
Ma sulla Terra, partecipe della vita del pianeta e della sua natura, vi è l’uomo.
E se l’uomo fosse solo un animale, una ridicola scimmia, come sostengono le moderne eccellenze della scienza, se l’uomo fosse solo un fabbricante di macchine, di aerei, di veicoli spaziali, di bombe nucleari, di autostrade e di minacciose portaerei, in breve tempo tutto il pianeta si ridurrebbe a un deserto. E questo inesorabilmente accadrà, se cotesto uomo, si ridurrà oscenamente a sorridere alla maniera dei cuccioli di macaco, come sostiene, e giustamente ha osservato e dedotto studiando i propri simili, un esimio gruppo di ricercatori universitari giapponesi della città di Kyoto. Questi infatti sostengono trattarsi, nel sorriso, di contrazioni involontarie del muso; cioè l’uomo contemporaneo non avrebbe più coscienza del suo sorridere; in breve, non più il sorriso gli vien su dal cuore. Che cupezza!
Si voleva, però noi, parlare dell’Uomo il cui sorriso sgorga sincero dal cuore. Quest’Uomo dovrebbe, con rispetto e senso della misura, far da ponte fra la Terra ed il Cielo, intervenendo appunto con il suo sorriso tra quello fiorito della Terra e il sorriso del Cielo. L’uomo non è solo nell’Universo. L’Universo è popolato d’astri, pianeti, stelle, potenze, forze, intelligenze, tutte tendenti a evolversi e ad accrescere e suscitare consapevolezza; dovrebbe anch’egli esser su questa strada, come d’altronde vi sono anche tutti gli esseri che fan parte della natura terrestre, specie animali e vegetali. L’uomo che non ha coscienza di ciò è fuor d’ogni armonia cosmica, lontano da quel sentire che conduce alla conoscenza delle sorti divine. L’uomo inconsapevole non potrà mai trovare in sé la virtù necessaria ad agire in accordo con le forze e le intelligenze cui abbiamo accennato, decadrà e si renderà responsabile della regressione di tutta la specie. Perciò urge che l’uomo ritrovi la strada al divino, la diritta via che gli restituirà la sua dignità. Pertanto, dovrà richiamare esempi dai tempi eroici, illuminato da “l’Amor che move il sole e l’altre stelle”. Per ottenere tale felice condizione deve ritrovare in sé la virtù dei Padri. Sulla nostra Terra si affermò con Roma la Luce spirituale iperborea. Nel momento in cui il mondo andava inselvatichendosi e le genti finivano nella barbarie lasciandosi prima sedurre dall’edonismo e dalla hybris materialistica di nazioni decadenti, un pugno di uomini rimasti in piedi tra tante rovine, fedeli alle tradizioni avite, riaffermarono il culto della dignità e, con essa, le divinità avite.
Abbiamo osservato sopra come il moto della natura intelligente operi nelle stagioni e qui vogliamo ricordare come operarono i nostri Padri intervenendo, con saggezza, in quel moto. I Padri agirono predisponendosi giustamente in accordo con le Entità divine della Natura terrestre e del Cielo. Da tal concorde opera si generò quell’equilibrio regolante e reggente la vita cosmica, che nel tempo umano (quando compare il Vir) accresce e amplia la consapevolezza che genera il fecondo agire, fondamento sempre di civiltà.
Qui ci limiteremo a trattare del periodo canicolare e dell’attiva presenza dell’Uomo/Vir in tal momento dell’anno. Era il periodo delle feriae. Questo termine ha la sua radice nel termine indoeuropeo Fes che si ritrova anche nel latino Festum, giorno di festa e nella radice Pha, in greco φας, risplendere. Quindi feriae, giorni festivi, giorni splendenti, giorni di vacatio, giorni in cui non si intraprendeva alcun lavoro. Per esempio, le feriae forenses, vacatio dei tribunali. Erano festività dedicate al culto pubblico e privato degli dei e venivan chiamate dies festi perché avevano un contenuto altamente religioso,la voce più arcaica, come tramanda Festo, era appunto fesiae. Tutti i dies festi erano perciò nefasti per l’adempimento delle pratiche umane. La mera azione umana però è un’azione condizionante, limitante, pur se anch’essa va informata a dignità e indirizzata al bene pubblico. I giorni feriati erano invece destinati a celebrare la Luce divina che deve guidare e illustrare il cammino dell’uomo; giorni destinati ad esercitare la pietas come un atto di giustizia nei riguardi delle divinità. Non giorni quindi di passivo ozio, di svago, di baldorie, com’è costume degli odierni vacanzieri, ma momenti in cui lo spirito dell’uomo deve essere massimamente vigile e attivo. Tutti dovevano, secondo il Mos, concorrere a questo nobile culto, a questa vibrante azione; a questo tripudio doveva lietamente partecipare il popolo intero. Quindi giorni festivi, giorni della luce, giorni della concordia, dell’armonia, giorni in cui la volontà giusta degli uomini si disponeva con vigoria a propiziare attraverso la purificazione delle Lymphae, l’acqua di fonte, tutto ciò che alimenta e sostiene l’organismo, purifica e migliora la mente, vivifica l’intelletto e il pensiero, onde procedere verso il compimento d’una virtù eroica. Se tal virtù non si compie, l’uomo sguazza nel fango. Quando la virtù è compiuta, nella purità delle Lymphae, l’uomo può senza timore presentarsi al cospetto degli dei.
Ottaviano Augusto istituì le feriae da lui dette Augustali, non per celebrare sé stesso come impropriamente è stato scritto da alcuni, ma con l’intento di cui abbiamo detto testé. Queste feriae si aggiunsero alle già numerose festività del mese sestile, Agosto, popolato di Numi. Abbiamo parlato sopra del mondo della vegetazione. Ebbene, in questo mese è presente anche Diana, divinità della natura magica, animata, che presiede alle linfe, alle Ninfe, al loro scorrere nelle selve, nei boschi, nelle praterie, dovunque c’è vegetazione; ma anche negli organismi animali e nell’uomo stesso, nel cui organismo preziosa è la circolazione della linfa che attraverso il “sistema linfatico” trasporta nutrienti al sistema “circolatorio sanguigno” e, operando da filtro, contribuisce alla salvaguardia del sistema immunitario. Diana quindi è anche un’entità divina della salute; salute che va attinta all’acqua di fonte, che altro non è se non la natura vivente, la Lympha protetta dalla Bianca Dea. Salus è sul trono assisa con le caviglie incrociate, cioè la Natura in sé stessa circoscritta e completa di tutto, che regge nella destra la patera contenente l’acqua di vita a cui s’abbevera il “serpente”. Cosa rappresenti il serpente scopritelo da voi. Ma sappiate che quel serpente deve essere governato dall’Uomo che sia saggio e sapiente padrone della medicina universale. E sia glorificato tale Uomo, il benvoluto dalla dea che sulla fronte regge l’argentea corona lunata. Si appressi il tempo della sua ricomparsa, il tempo della S A L U T E per l’umana gente; il giorno feriato augustale, giorno lieto per la nostra Terra Italica. Il giorno che sorgerà da una splendida primordiale Aurora. Buon Ferragosto, amici.
Dianae sumus in fide
Puellae et pueri integri;
Dianam pueri integri
Puellaeque canamus.
O Latonia, maximi
Magna progenies Iovis,
Quam mater prope Deliam
Deposuit olivam,
Montium domina ut fores
Silvarumque virentium
Saltuumque reconditorum
Amniumque sonantum;
Tu Lucina dolentibus
Iuno dicta puerperis,
Tu potens Trivia et notho es
Dicta lumine Luna.
Tu cursu, dea, menstruo
Metiens iter annuum
Rustica agricolae bonis
Tecta frugibus exples.
Sis quocumque tibi placet
Sancta nomine, Romulique,
Ancique ut solita es, bona
Sospites ope gentem.
Catullo, Carme XXXIV