VOLCANALIA

V O L C A N A L I A
La penisola italica è una terra giovane, essa è emersa dalle acque del mare in tempi relativamente recenti; questo il motivo per cui sono presenti e frequenti i fenomeni vulcanici e sismici. Bradisismi, terremoti sono fenomeni di instabilità che denotano appunto una giovinezza geologica. Vulcani attivi, l’Etna, lo Stromboli e Vulcano nelle isole Eolie, il Vesuvio; vulcani non attivi, detti quiescenti, monte Amiata, monti Cimini e Sabatini, colli Albani nel Lazio, Roccamonfina e Vulture nell’Appennino campano-lucano, monte Epomeo nell’isola d’Ischia, i Campi Flegrei in Campania, e poi solfatare, sorgenti termali, soffioni. Suolo giovane, quindi, e situato tra l’altro in una zona della Terra instabile per l’urtarsi di due faglie della crosta terrestre; ma anche suolo dove sono presenti sedimenti vulcanici antichi, oltre che recenti, e formazioni rocciose appartenenti ad ogni era geologica dall’archeozoico fino al miocene e al quaternario. Terra nel contempo giovane e antichissima. Terra nutrice. Regione significante; un onfalo! Dai suoi alimenti trassero sostanza, energie, vigore generazioni e generazioni di Padri che nel tempo giusto ne fecero la terra di Saturno, la nutrice di Civiltà. Sul suo suolo giovanissimo e remotissimo i Padri celebrarono feste in un tempo sacro, fuori dal tempo profano, nell’eternità. In verità, su questo suolo situato in una delle zone più instabili della Terra risplende il S O L I N D I G E S, quel astro che come scrisse Varrone - solus ita lucet ut ex eo dies sit - quel unico che siffatto splende e pertanto da solo basta a far giorno; già abbiamo così commentato altrove, “magia della lingua latina che in breve tratto di frase ci illumina su un remoto culto ancestrale. Indu genitum, indiges poi, è quel Sole che nel Cielo interiore da sé stesso genera e rigenera il suo splendore sorgendo al giorno della sua stessa luce: il Vir, l’Uomo Sole.” L’asse che non vacilla, colui che regge, raccolto in sé, composto e assiso su un trono dalle fondamenta stabili. Sommo, divino equilibrio!
Seguiamo ora il nostro Varrone.
“Principes dei Caelum et Terra … idem Principes in Latio Saturnus et Ops. Il Cielo e la Terra sono gli dei supremi … Nel Lazio gli stessi dei Principes si chiamavano Saturno e Opi. La Terra infatti e il Cielo, come insegnano i misteri dei Samotraci, sunt dei magni … due divinità, una maschile e l’altra femminile e sono definite nei Libri degli Auguri “Divi qui potes”, espressione simile a quella dei Samotraci Theòi dynatòi. Questa coppia divina, Cielo e Terra, è ciò che per noi sono l’anima e il corpo; elemento umido e freddo la Terra…”. E qui Varrone esemplifica citando da Ennio: “La razza dei pennuti produce uova e non l’anima, che viene dopo da sé agli uccelli…” E ancora da Zenone di Cizio: “La semenza degli esseri animati è il fuoco, che costituisce l’anima e la mente; questo fuoco proviene dal Cielo, che abbonda di fiamma immortale. Ed Epicarmo parlando della mente umana dice appunto che essa è fuoco sottratto al Sole; del Sole dice che è tutta una massa di intelligenza alla stessa maniera che l’umidità è prodotto della Terra fredda.” Continua Varrone: “Con la loro congiunzione, il Cielo e la Terra hanno generato tutti gli esseri, perché per mezzo loro la Natura mescola il caldo al freddo e il secco all’umido. [ … ] Due sono gli elementi che condizionano la vita, dunque, il fuoco e l’acqua … Il fuoco l’elemento maschile che contiene il seme; l’acqua l’elemento femminile, perché il feto si sviluppa dalla sua umidità: la vis vinctionis è Venere. Pur la parola Vittoria deriva dal fatto che i victi vinciuntur. Infatti sia la Vittoria che Venere sono chiamate figlie del Cielo; Tellus enim quod prima vincta Caelo, Victoria ex eo. I poeti dicendo che un germe di fuoco è caduto dal cielo in mare e così è nata Venere “dalla spuma delle onde” per effetto dell’unione del fuoco e dell’acqua vogliono significare che la forza creatrice posseduta da questi elementi è per l’appunto quella di Venere. A coloro che sono nati da questa vis appartiene quella che è chiamata vita… Per cui, poiché il Cielo è la fonte della vita, Saturno fu chiamato così da satus (semina); la causa della vita è nel fuoco del Cielo… Ops, l’Abbondanza, s’identifica con la Terra, perché sulla Terra si svolge ogni opera (opus) e di essa si ha bisogno per vivere, et ideo dicitur Ops mater, quod terra mater. Haec enim Terris gentis omnis peperit et resumit denuo, quae dat cibaria, [ … ] Il fuoco (ignis) trae il suo nome da gnasci (nascere), perché dal fuoco nasce ogni cosa e suscita il fuoco ogni essere che nasce. Perciò questo è caldo, mentre chi muore perde il calore e diventa freddo. Da una forza (vi) e violenza del fuoco ben più grande prende il nome Volkanus. Dal fatto che il fuoco per il suo splendore fulget, sono il fulgore e il fulmine… Da lapsus lubricus (lo scorrere) dell’acqua deriva la parola lympha (ninfa delle fonti). La ninfa Giuturna detta così perché tale da recar giovamento.” Ma è anche diuturna, colei che dura.
Sempre secondo Varrone il culto di Volkanus fu introdotto a Roma con i culti di altre divinità italiche, è quindi da supporre che i Volcanalia del 23 Agosto fossero un’antichissima festa ripresa dai Romani che vi destinarono un Flamen Volkani; il culto era collegato con quello di Maia alla quale il Flamen offriva un solenne sacrificio alle calende di Maggio. La festività ricorre esattamente un mese dopo i Neptunalia del 23 Luglio e quindi sul finire del periodo canicolare. “In questo periodo - scrive Dumézil - la natura è arida e i raccolti, da poco riposti nei granai, corrono più che mai il pericolo di essere distrutti da un incendio. La festa del dio intende certo scongiurare questo rischio; in questo giorno, infatti, un frammento degli Atti degli Arvali prescrive in quattro punti della città sacrifici a quattro potenze divine la cui associazione è significativa:
…nymphis in campo Opi Opiferae in Foro, Quirino in Colle, Volkano in Comitio.
Le ubicazioni sono abbastanza scontate. Ogni divinità è al proprio posto, per il luogo del culto o per le funzioni.” Le Ninfe perché le acque combattono l’arsura; Ops perché dea del raccolto e dell’abbondanza da poco riposta nei granai; Quirino perché presiede al governo e quindi agli approvvigionamenti e alla custodia dei raccolti; Volkanus per beneficiare della sua pax, onde tener lontana la minaccia degli incendi stagionali. Ciò riguardava tutto il Popolo romano, le sue istituzioni e singolarmente le famiglie e le persone dei Quiriti.
“Ignis a gnascendo, quod hinc nascitur et omne quod nascitur ignis succendit; ideo calet, ut qui denascitur cum amittit ac frigescit. Ab ignis iam maiore vi ac violentia Volkanus dictus. Ab eo quod ignis propter splendorem fulget, fulgur et fulmen…”
Questa magica divinità della vita, nata ai culti divini nelle terre italiche, anch’esse magiche terre di Vulcani e di Ninfe sotto fulgenti cieli, veniva invocata a protezione dal “fuoco affamato”, soffiato dal Demone della desertificazione. Veniva invocata insieme alle nymphis in campo a protezione dell’abbondanza, del grano raccolto, dell’aurea spiga unitamente a Ops e al pacifico Quirino in Colle. Volkanus non può offendere la terra di Saturnus et Ops, anzi per essa è opifer deus, un dio del soccorso. Leggiamo Dumézil: “Ci sono combustioni desiderabili, annientamenti utili. Sul campo di battaglia Vulcano riceve la consacrazione delle armi prese al nemico: allo stesso modo, l’agricoltore fa talvolta ricorso al fuoco distruttore. Alla fine dell’estate, Columella prescrive un lavoro che, eseguito da tutti i contadini latini, doveva offrire alla vista, ogni anno, degli incendi spettacolari: I pascoli non richiedono molte cure; infatti perché l’erba cresca più rigogliosa, ci si limita a mettervi fuoco verso la fine dell’estate. Questa operazione fa rinascere i pascoli più teneri, e al tempo stesso, bruciando i rovi, impedisce ai cespugli di crescere.
Ugualmente Palladio: Questo è il momento di bruciare i pascoli affinché, bruciate le erbe secche e ridotti alle radici gli steli di quelle che crescono troppo veloci, nasca dell’erba nuova, più alta.”
Certamente i celebranti dei Volcanalia si auguravano anche il felice esito del debbio, con i fuochi fecondi di fine Agosto accesi dai contadini.
Il fuoco una volta acceso tende ad estendersi e sviluppa calore e fiamme finché trova sostanze combustibili, poi si ferma da solo, ma anche con l’intervento dell’uomo o di una violenta pioggia. Colei che arresta il fuoco, soprattutto se dannoso, è una entità femminile associata a Volkanus, Stata (Statae Matris simulacrum in foro colebatur - Festo); Maia invece, nell’antica liturgia invocata come Maia Volkani, esprimeva la manifestazione opposta. Maia (dal comparativo maius) è quella entità che opera trasformando l’elemento divoratore del fuoco in elemento fecondatore e generatore di vita, perciò fu considerata Vulkani uxor e detta anche Maiesta, perché riportava l’ardente violenza domata ad esplicare più ampia e costruttiva funzione nell’ordine della natura. Un dio cui si accompagnava una tale uxor non poteva essere un dio malefico, a meno che… Tutto, sappiate, dipende dalla bontà o dalla malvagità dell’uomo; dalla sua rettitudine e pietas o dalla sua inettitudine e sovente dalla sua tracotanza.
L’Italia resta una terra antichissima e sempre giovane, una terra nel mare, una terra ricca di acque e di vulcani. Le sue formazioni rocciose vanno dall’era archeozoica all’era quaternaria. Nelle ossa dei discendenti degli antichi Latini e Italici, dei discendenti dei villaggi palafitticoli, pur se pochissimi, saranno indubbiamente sedimentati elementi di quelle arcaiche formazioni minerarie e ad esse corrisponde certo un altrettale roccioso coraggio. La sfida di questo coraggio sorprenda l’eversore, il nemico da sconfiggere, il malvagio Disgregatore. Che venga trinis catenis vinctus.
E agli gnorri, agli intellettuali dinoccolati, ai cupi scienziati, ai nefasti politici, agli identitari illusi dagli idoletti di cartapesta e che venerano la rigidità schematica, sostituto del dogma chiericato, ai nostalgici d’ogni sorta, ai babbei materialisti, ai bacchettoni paganisti, ricordiamo
Principes dei Caelum et Terra … Il Cielo e la Terra sono gli dei supremi …
La Terra e il Cielo, sunt dei magni …
Divi qui potes
Dei munifici, dalla loro vendetta non si scampa. Non c'è da scherzare.
