DIVAGAZIONI ALLEGORIZZANTI SUL MOMENTANEO-PERMANENTE
DIVAGAZIONI ALLEGORIZZANTI
SUL
MOMENTANEO - PERMANENTE
Nulla operò
Per educar la mente
E dal bocciolo
Far schiudere il fiore.
Sognò l’eternità
Su questa terra…
Or, della fossa
Brancola nel buio,
Mentre consuma
I suoi miseri artigli
Nella putrefazione.
Anonimo, XVII sec.
Un tempo si saltava dalla gioia all’incontro con un amico, e, per un tratto attardandosi all’ombra e per un tratto andando sotto il sole, si conversava insieme di buon grado, con piacere, spesso sostando al cospetto d’un muretto o d’un rudere; uno di quei muretti, a confine tra città e campagna, ancora animati dal culto popolare su cui veniva rappresentata la lotta tra angeli e demòni per il possesso delle anime. Ci si compiaceva a trattenersi sul limite, a quel limitare ancor vibrante dell’arcaica-arcana sacralità dei Cippi! Spesso ci si tratteneva accanto all’Albero del viale, un vecchissimo platano radicato maestro di impassibilità, a dibattere insolubili filosofici dilemmi. Ore di ozi beati! A quei tempi, ci si preoccupava meno degli affari. Vi erano a quei dì strade e viali tranquilli, rari negozietti e caffè…Oggi, ogni strada è un mercato e vi spadroneggia la presenza continua, sovente assassina, dei moderni centauri, scorridori mancanti d’ogni classico sfarzo e financo privi di ferina singolarità. Miscugli di snervata avvilita cadente carnalità e di giunture, bracci, ottuse membra metalliche. La temporaneità, il passeggero, il transitorio ci soverchia, ci schiaccia. Il provvisorio ci esalta? o ci scoraggia? Povero cuore umano trascurato, in balia di codesta fiumana metallifera che paralizza (sincope del respiro, affievolimento del palpito cardiaco)! Addirittura l’arresto del passo, qui sul marciapiede! Rinuncia ai guadi, cioè a procedere nel cammino? Non si può discendere due volte nello stesso fiume. Sì! Siamo forzati a sostare su questa sponda alida, desolata. Venti perfidi spirano verso di noi…acque pesanti, venefiche ci lambiscono? Una Fiat, una Ford, una Peugeot e, questa? una Opel! e via così… Frammenti di vaghe, scorrette ovvietà si introducono, lì per lì, in questo momentaneo che incombe e ambisce al continuo, al persistente. Solo al vuoto, allora!
Tra amici ci si racconta. È un bene che vicende, magari un po’ favoleggiate, smorzino con chiose umoristiche l’emicrania di questi istanti frenetici convulsi deliranti, che crollano d’un tratto in vacuità, noia, monotonia … Non stanca ed avvilisce, or dunque, star sempre sotto le insegne languenti del corrente abituale (o purtroppo abitudinario) libertinaggio? Delle opinioni e … del malcostume, s’intende!
Riusciremo mai a plaudere a un solo attimo di affrancamento da tal ripugnante contagio psichico, dall’onta di tanto infiacchimento?
“Se sapienza è conoscere l’intendimento che governa tutte le cose attraverso tutte le cose”, arriveremo noi a comprendere tale divino intendimento, ad andare oltre il velenoso, corrosivo scorrimento d’un assurdo aberrante esistere che disgrega il mondo e ne frantuma il senno? Se oggi si riverberasse, quaggiù, su questi sconosciuti e queste anonime folle, non celeste sapienza, ma soltanto la demenza degli inferni? Non solo gli analisti, ma i poeti ancora, oggi alunni di false muse, evocano tale follia e i senzatesta ovunque promuovono insegnamenti sbagliati, colluvie di dottrine scorrette, subumane. “Meglio non è per (questi) uomini che inveri quanto bramano!”
Frattanto, amici, quattro passi all’ombra ed altrettanti al sole, andiamo per un po’ a rifugiarci dal nostro maestro epicureo, l’Albero sul viale, l’imperturbabile platano, per rifuggire dall’allucinante traffico, la turbolenta fiumana dove non è possibile discendere neanche una volta sola, perché, una volta discesi, se ne resta ivi sul colpo maciullati, distrutti.
È idillico, è suggestivo sostare sulle sponde erbose, fiorite di ranuncoli, d’un bel fiume; prosaico, avvilente, qui, sul marciapiedi, sponda angosciosa d’una fanatica fiumana. Ah, screanzate membra metalliche, corrente letale, nichilistica che falcia e stritola … E con diarroica foga d’arringhe demagogiche annienta l’assennatezza, squinternando le menti e sconsideratamente uccidendo nei popoli il buon senso. Tale la scellerataggine del democratismo! E poi, quelli che profetizzano futuri meravigliosi, senza sanare e coltivare il loro presente e quelli che s’ improvvisano annunciatori di sacralità e nel cuore covano la menzogna!
“Non improvvisiamo sulle cose supreme!”
Noi, e Voi, o amici (siete solo in tre, in sette?), stretti atteniamoci al monito del Sapiente efesino, e accortamente ottemperiamo, mantenendoci nei limiti. Così, onorando la deità del termine, appartiamoci sul confine di quel obsoleto muretto, accosto al Cippo, in compagnia dell’Albero antico, vero maestro e amico, e con un sussurro, simile ad un gemito di arpa lontana, diciamo a noi stessi:” Gradevole è il filosofare se, evitata doppiezza, esso nobile e verace, un candor (ingenuità, in-geno) ci prende di favola, mettendo a tacere odi e passioni”.
ἄνεμος
In questo pomeriggio del 12 Maggio, un vento sano e vigoroso soffia sulla nostra valle; ascoltiamo la sua voce che riecheggia di colle in colle. Il fiume, gli alberi, le querce, gli olmi, i pioppi, gli olivi, gli ornelli e gli arbusti, il corniolo, i ginepri, i rosai e le verdi distese di frumento s’ammantano d’una veste florida; gli uccelli, presi da un’ariosa ebbrezza, volano di poggio in poggio; le nuvole, intimidite, tendono a dar spazio all’azzurro. Vertiginosi spazi cilestri ruotano intorno sugli orizzonti; sotto gli obliqui raggi del sole che ne irradia le cime sembra che i monti vogliano svelare al cielo i segreti custoditi da millenni nelle loro viscere profonde. Un fagiano tra l’erba alta, una ghiandaia lanciano il loro grido …
È Eolo stesso, il Re dei venti, che dal suo trono di solida roccia invia alla natura tutta questo vigore e così fecondo soffio di salute; e a noi e a voi, amici carissimi, perché grati possiamo e possiate insieme giovarcene.
Animo, guerrieri!

εἲδωλον