FLOS FLAMMA FLORA

Vel quia purpureis collucent floribus agri,
lumina sunt nostros visa decere dies;
vel quia nec flos est hebeti nec flamma colore,
atque oculos in se splendor uterque trahit…
Ovidio, I Fasti, V
O perché di fiori purpurei rilucono i campi,/s’opinò che ai miei dì di festa si confacessero le faci;/o perché né fior né fiamma sfuggente hanno il colore,/ e l’uno e l’altra allettano l’occhio di splendore…
FLOS FLAMMA FLORA

Splendore, luce che emana dal vivente, dagli astri, dall’astro Terra, dalla rerum natura, dall’Urbe, dal Tutto… E quando diciamo dal Tutto vi comprendiamo l’Uomo. Abbiamo scritto Uomo con la U maiuscola, cioè il Vir, il Civis nel cui cuore ardono i cinque flammei petali della Rosa, quella Virtus che anima la mente senza macchia e informa l’impersonale agire. Il compimento.
Quando l’immagine dentro riluce, Flos Flamma Flora, nell’interiorità dell’Uomo si realizza il cielo e nell’Urbe la Pax Deorum; in questo compimento il cielo interiore del Civis e il cielo urbico, un tutt’uno, si congiungono agl’infiniti cieli. La divina Imago interna colluce con l’Effigies della Natura, con le esterne sembianze, anch’esse divine.
FLOS FLAMMA FLORA LA PRIMAVERA ETERNA

DEA
M A I E S T A S
…Honor placidoque decens Reverentia voltu
corpora legitimis imposuere toris.
Hinc sata Maiestas, hos est dea censa parentes,
quaque die partu est edita, magna fuit.
Nec mora, consedit medio sublimis Olympo
aurea purpureo conspicienda sinu.
Consedere simul Pudor et Metus: omne videres
Numen ad hanc voltus composuisse suos.
Protinus intravit mentes suspectus honorum:
fit pretium dignis, nec sibi quisque placet.
I versi di Ovidio procedono con solennità, la scansione dei ritmi sui nomi e le virtù divine raggiunge un’arte sublime.
Si respira un aureo ordine non turbato da ombre, si contempla il placido aspetto (placido voltu) d’un cosmo primigenio.
Hic status in caelo multos permansit in annos
Tale stato del cielo durò per moltissimi anni, finché il dio più antico cadde fatalmente dalla sua rocca (dum senior fatis excidit arce deus). La Terra partorì i Giganti, i mostri immani che osarono assalire la dimora di Giove ammassando montagne su montagne fino agli astri più eccelsi; ma il dio, scagliando la vindice folgore, rovesciò quel peso immane sulla mostruosa progenie.
His bene Maiestas armis defensa deorum
restat et ex illo tempore culta manet;
assidet inde Iovi, Iovis est fidissima custos
et praestat sine vi sceptra tenenda Iovi.
Venit et in terras: coluerunt Romulus illam
et Numa, mox alii, tempore quisque suo.
Illa patres in honore pio matresque tuetur,
illa comes pueris virginibusque venit,
illa datos fasces commendat eburque curule,
illa coronatis alta triumphat equis.
Polimnia, la Musa del canto sacro e degli inni agli dei, celebra Maiestas la dea figlia di Onore e Riverenza, assisa tra il Pudore e il Timore (consedit medio sublimis Olympo), cardine dell’ordine divino (Iovis est fidissima custos/et praestat sine vi sceptra tenenda Iovi), custode fedelissima dell’arcano serrato nei cieli. La divina Maiestas che, maturi i tempi, scenderà poi sulla terra (venit et in terras) per ristabilire l’ordine etico. Il romano Mos subentrerà al tempo caotico di generazioni ribelli, sovvertitrici dell’originario equilibrio, per ripristinare la retta condizione umana, e ricondurla all’ordine primigenio che fu degli Avi sotto il governo Olimpico di Giove, debellata quella titanica, tellurica rivolta incarnata nella razza dei Giganti.
Approvano il racconto di Polimnia, Clio, la musa della storia, e Talia, la musa della commedia, che hanno ascoltato in silenzio.
Dall’età dei mitici Padri, fondatori del Cosmo, Urania, la Musa del cielo stellato e della legge che regola gli astri, passa a descrivere un’età nuova in cui s’era ristabilito l’antico equilibrio tra lo stato del mondo ormai secolarizzato, della salute degli uomini, della loro Res Publica e la prosperità della circostante natura; il tutto retto da Vis et Amor, non trascurando il Consilium divino, per i supremi disegni da attivarsi nella storia con giusta misura e prudenza. Un equilibrio che integrava e coinvolgeva in quei sommi propositi tutte le generazioni, giovani ed anziani. Sopra tutti, al vertice, i maggiori, le menti elette, i Padri.
Magna fuit quondam capitis reverentia cani,
inque suo pretio ruga senilis erat.
Martis opus iuvenes animosaque bella gerebant
et prodis aderant in statione suis:
viribus illa minor nec habendis utilis armis
consilio patriae saepe ferebat opem.
Nec nisi post annos patuit tum curia seros,
nomen et aetatis mite senatus habet.
Iura debat populo senior, finitaque certis
legibus est aetas, unde petatur honor…
E Romolo, che questo comprese, affidò a quei Padri, il governo della nuova città. Numitore, il suo avo volle questo e volle che ai Maiores venisse consacrato un mese, il maggio. Afferma Urania che tal fatto è comprovato, infatti il mese successivo è detto giugno dal nome di Iuventas, la dea della giovinezza.
Vi fu in quel tempo grande riverenza per le teste canute e il senno dell’età tenuto in gran pregio, mentre i giovani attendevano alle opere di Marte e vigilavano a difesa dei loro dei.
Prima tra le Muse, perché ispiratrice dell’epica, infine, Calliope la saggia dionisiaca, neglectos hedera redimita capillos, racconta la sua versione: La titania Teti aveva come sposo Oceano, dai due nacque Pleione che unitasi ad Atlante, colui che sosteneva sulle spalle il cielo, partorì le Pleiadi. Maia era la più bella delle sorelle e congiuntasi con Giove generò Hermes, Mercurio, aetherium volucri qui pede carpit iter. L’esule Evandro dall’Arcadia, nei campi latini, portò con sé sulle navi anche i suoi dei.
Hic, ubi nunc Roma est, orbis caput, arbor et herbae
et paucae pecudes et casa rara fuit.
Quo postquam ventum est, “consistite!” praescia mater
“nam locus imperii rus erit istud” ait.
La Madre presaga, Maia, la matrice lucente dell’Intelligenza sottile che penetra gli eventi (locus imperii rus erit istud). Eventi ascosi nel VAGLIO del divino Principio, quel Maius, il maggiore, il più grande di tutti, che nell’arcano matura il Consilium supremo, Padre dei Maiores, che costituiranno in età storica il Senatus.
DEUS PATER
Maius - Maia
Maiestas-Maiores Maiestas-Senatus
D E A
R O M A

NELLA CORNUCOPIA DI MAIA
IL MAGGIOCIONDOLO
BUON MAGGIO AGLI AMICI
E AI GENTILI VISITATORI
DI HAC STAT
E BUON RISVEGLIO NELL'AUREA AURORA