L’EPOCA RIPUGNANTE E L’AZIONE IMPECCABILE DEL GUERRIERO

L’EPOCA RIPUGNANTE
E
L’AZIONE IMPECCABILE DEL GUERRIERO
In questa epoca che suscita tanta ripugnanza è concesso, ci viene chiesto, parlare di eroismo o comunque accennare e trattare l’elemento guerriero? Certo, ci è concesso! Soprattutto perché siamo noi giustamente a concedercelo, infatti non intendiamo capitolare. Quest’epoca suscita disgusto, ribrezzo, repulsione? Ebbene, alimenteremo dentro di noi lo spirito della rivolta! Per purificarci di repulsione disgusto ripugnanza ribrezzo, ad un sentimento di forte rifiuto aggiungeremo il nostro impeccabile saldo tenace addestramento al combattimento. Addestramento, perché il vero guerriero non presume mai d’esser nato tale; né vanta di esserlo, fino al supremo combattimento. Ei teme solo di morire da codardo. Il coraggio guerriero mira all’eterno; ma protegge e serve la vita con intelligenza e rispetto. Il guerriero è cortese, misurato, sobrio, frugale.
Il vero guerriero è sempre sincero e combatte continuamente, quotidie, con sé stesso per migliorarsi; in questo non si risparmia. Cura anche il contingente, in ogni dettaglio, ma non se ne preoccupa. È sempre pronto a far fronte con premura e senza indugio ad ogni accidente senza turbamento alcuno. Si sottopone a prove durissime. Non si lamenta di nulla, accetta tutto, né si duole del giudizio altrui. Non pretende uffici, se non gli vengono affidati da patria necessità; allora sì, s’addossa cure ed incarichi. Non brama d’esser capo di bottega.
Il vero guerriero non indugia nella critica, né giudica, ma osserva, considera e poi agisce con giudizio, rapidità e fermezza. Se giunge l’ora del confronto, vi si cimenta e lotta senza livore, senza malevolenza. Nel confronto s’addestra alle scelte definitive; migliora e porta a compimento il suo apprendimento. Il guerriero non è collerico, non insulta, non provoca né accetta la provocazione o l’affronto; il confronto sì, perché sa che dall’altro c’è sempre da apprendere. Il vero guerriero è limpido, opera inesorabile nello splendore solare; immune sempre da litigiosità, da lunare alterigia, da rancore, da odio; sa che persino il nemico va valutato, non disprezzato; perciò il vero guerriero combatte con lealtà. Reputa una necessità l’avversario, sa che non può non considerarlo, rischio svilire sé stesso. L’eccellenza dell’avversario è la misura del suo valore.
Il vero guerriero sa che l’infatuazione, la superbia dell’io, il malanimo vanno ridotti in cenere; semmai va accresciuto il coraggio. Il vero guerriero deve essere magnanimo, non può perdersi in meschine polemiche, in risse, in scaramucce. Tale il suo compito, difficile, ma vincolante, assoluto, ch’egli deve adempiere con elitaria grandiosità e prestanza.
Il vero guerriero è fermo, tenace, impeccabile, saldo, incrollabile.
Il vero guerriero è imperturbabile, distaccato, perciò inattaccabile.
Il vero guerriero non ha ripugnanze, disgusti, ribrezzi.
Il vero guerriero è il più prossimo familiare e confidente della Morte (il Varco), perchè per lui poco conta il gusto della vita sensitiva. Ei si lancia oltre ogni emozione, ogni cerebralismo per attingere nell'acme bellica, nell'azione assoluta originaria dei primordi, la serena luminosa coscienza che, varcando il limite dello stato dei più, conduce alla vastità immortalante della supervita.
Il vero guerriero ribalta l’epoca più tremenda, perché è esercitato al dovere di rispondere di tutto, di tutti e quindi di sé stesso.
Solitario, unico è il guerriero. Sua sposa la Veglia.