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L’ULULO LUCENTE

                          

 

 

Post nubila Phoebus

 

 

  Nella valle la notte ristà con ombre dense e impenetrabili; avvolse gli alberi e i poggetti disseminati tra il fiume e i più alti colli, e i monti… laggiù; ristà nella ineludibile solitudine brumale, in un silenzio persistente, immemore dei piovaschi e del lampo e del tuono nei trascorsi tempestosi sfoghi di iersera e di ierlaltro ancora. Tre notti di fila, notti di burrasca, una dopo l’altra… Stanotte, un buio smemorato che attende impassibile il nuovo mattino. Se ne avvarrà il sole? Il sole di gennaio che spazia in limpidi cieli, sbarazzati dalle fosche nubi in fuga al soffio gelido di borea.

  Sì! Lo vediamo venir su, irrompere dal suo fulgore aurorale, il carro di Febo, trainato in alto dai candidi cigni iperborei e non da corsieri sauri dimenanti fiammee criniere.  Lo muovono i grandi uccelli dalle piume e l’ali fulgenti come le nevi, dal collo lungo e flessuoso, gli alati che non temono la tramontana, il vento di cui si rallegra gennaio.

   E anche i nostri animi felicemente si ravviveranno, allietati dal raggio di questo Sole nuovo e dal salubre soffio del vento di Hygieia. Sia questo il nostro e vostro augurio per la dimane.

   Nel focolare: viva e splendente la fiamma! D’un tratto s’alza il vento, l’eco del suo urlo risuona nella valle acutissimo, prolungandosi penetra le nostre orecchie, quasi un richiamo ancestrale, il ricordo remoto e ancor desto d’una voce ultima e antica; una voce vigile e amica.  

 

 

 

 

L’ U L U L O   L U C E N T E

             L’ UOMO  e  IL  LUPO

 

Il dio che si compiace del lupo,

Apollon Lukeios:

Per la sua nascita Leto si trasformò in lupa.         

                                                       ELIANO

 

                           Son figlio della Terra e del Cielo stellato

                                 La mia stirpe è celeste.

                                                       LAMINA ORFICA AUREA

                              

Sciolti d’ogni volgar peso che impaccia,                                        

Solerte, vigile il passo dell’uomo,

Veloce e agile la corsa del lupo,

Desti nella distintiva virtù

Di lor pregiate stirpi,

Ospiti dell’incontenibile gioia,

Lo sguardo abbracciante il paesaggio,

In quel modulo eterno

La visione era colma di cieli

E di torreggianti terre!

 

 “Fratello lupo, gridò l’uomo,

“Fiero animale della luce,

“Procediamo insieme lungo la via,

“Andiamo avanti, nel rispetto

“Del patto antico, o Fratello leale!

“Per noi arde tutto il firmamento,

“Per noi serpeggia nella selva

“Il romito sentiero. Vie

“Misteriose entrambe, inaccessibili

“Al brocco ed all’inetto. Andiamo,

“Intraprendiamo la rara vicenda,

“Sian tristi stagioni oppur liete,

“Come celesti numi,

“Come terrestri dei!

“Al notturno addiaccio nell’etra

“Con la condotta del cielo

“Magnifichiamo l’alta visione,

“L’aurea coscienza dell’uomo

“E il tuo spirito da lupo;

“Lontano si spinge l’occhio dell’uomo,

“Lontano, come dardo, il tuo fiuto.

“Sagacia senza pari, o Fratello,

“Infallibile acume, prontezza

“D’intuito, sicurtà d’istinto. Andiamo!

“Di ciò che tocca a me,

“Di ciò che tocca al lupo

“Un unico evento immaginiamo,

“Nell’occhio segreto dell’uomo,

“Nel fiuto furtivo del lupo.

 

S’udì una voce alta e tonante,

Il lungo ululato del vento…

L’urlo e il rombo della tempesta?

Poi schiarì l’alba, di brume livida,

Un ululo acuto e lucente

E apparve il sol, radiante

D’un giovenil passo spedito.